giovedì 31 dicembre 2009

Bilancio di un anno e... buon 2010!


Sta per finire il 2009 e dovunque mi guardi intorno, siti, blog, quotidiani, riviste, stilano il solito bilancio dell'anno, riassumendo le principali notizie e preparandosi al prossimo giro del nostro pianeta intorno al Sole... sarà forse il caso di farlo anche per questo blog?

È stato un lungo anno, questo Anno dell'Astronomia 2009... non avevamo mai scritto per il pubblico e riuscire a tenere uno spazio regolare per un anno intero era una grande sfida che sembrava quasi impossibile da sostenere... quando i primi di noi hanno iniziato a pensare seriamente a questa idea, quando l'abbiamo proposta ai ragazzi del Denaro, non sapevamo bene che forma avrebbe preso... ma poi, grazie alla partecipazione di tanti amici e colleghi, siamo riusciti a mantenere la parola!

Ed è così che "A riveder le stelle" ha raccontato, settimana dopo settimana, tanti pezzetti del nostro Universo, a partire dagli oggetti più piccoli e prossimi a noi - la nostra Terra, le comete, i pianeti e satelliti vicini - passando per le stelle, dalla nascita fino alla morte, per poi arrivare ai più grandi e lontani agglomerati cosmici - le galassie, gli ammassi di galassie, la struttura dell'Universo su grande scala e la sua espansione - cercando di capire perché tutti questi corpi sono distribuiti proprio in questo modo.

Abbiamo presentato i telescopi più all'avanguardia, che scrutano il cielo in diverse bande dello spettro elettromagnetico, dalle onde radio ai raggi gamma, passando per un telescopio che ricorda un grande binocolo e per un osservatorio a bordo di un aeroplano, senza dimenticare l'ottica adattiva, la potente tecnica utilizzata per ridurre gli effetti nocivi della turbolenza atmosferica sulle immagini astronomiche.

Abbiamo inoltre raccontato le ultime news per quanto riguarda sonde e satelliti che scrutano il cosmo al di fuori della Terra: il lancio del satellite Planck, che osserva la radiazione cosmica a microonde, la riparazione del Telescopio Spaziale Hubble, l'ultimo passaggio vicino al nostro pianeta della sonda Rosetta, che studierà una cometa molto, ma molto da vicino.

Abbiamo provato anche a spiegare lo stato attuale della nostra conoscenza a proposito della composizione dell'Universo, cominciando dall'origine degli elementi presenti sulla Terra fino alla materia oscura ed energia oscura, che permeano l'Universo ma della cui natura si sa ancora poco, passando per gli elusivi neutrini e le particelle oggetto di studio di acceleratori come il Large Hadron Collider.

Abbiamo anche enumerato le tecniche per individuare altri pianeti fuori del Sistema Solare, passando in rassegna i telescopi spaziali dedicati a questa ricerca e interrogandoci sulla possibilità che la vita esista altrove nell'Universo.

Abbiamo celebrato due anniversari significativi - i 40 anni da quello che è passato alla storia come il primo "allunaggio" e i 90 anni dall'esperimento che confermò la teoria della Relatività Generale di Einstein - e abbiamo proposto una riscoperta del cielo anche ad occhio nudo - comete, eclissi, "stelle cadenti" - in ricordo di un altro anniversario notevole, i 400 anni dalle prime osservazioni di Galileo (e dalle accese dispute che ne conseguirono).

Abbiamo tenuto sempre un occhio sulla fisica che si cela dietro alle splendide immagini del cosmo, tentando di spiegare il significato di parole come buchi neri, quasar, lenti gravitazionali, lampi di raggi gamma, teoria del caos...

Abbiamo imparato tanto in questo anno, e speriamo di essere anche riusciti (almeno un pochino) nell'intento di raccontare cosa sia davvero la ricerca nel campo dell'astronomia. Speriamo che anche i nostri lettori abbiano imparato qualcosa e che si siano divertiti nel seguirci.

Cosa sarà di questo blog il prossimo anno, ancora non lo sappiamo... per scoprirlo, continuate a seguirci... buon 2010 a tutti i lettori di "A riveder le stelle" !!

giovedì 24 dicembre 2009

Galassie, particelle ed altri traguardi


Leggendo le news scientifiche riportate dai principali media, si ha spesso l’impressione che la ricerca sia una grande gara: chi arriva primo al traguardo sarà ricordato per sempre, e dopo una grande scoperta i casi sono archiviati. Di solito non si tratta di una descrizione fedele della realtà. Talvolta, però, l’atmosfera di gara contro il tempo non è soltanto il succo del messaggio filtrato dai mezzi di comunicazione, ma fa parte della routine stessa degli scienziati. Almeno, qualche volta. Vediamone alcuni esempi molto recenti.

Lo scorso maggio, il Telescopio Spaziale Hubble è stato visitato da un team di astronauti che hanno sostituito e riparato alcuni dei suoi strumenti, aumentando enormemente le sue già elevate prestazioni. Il potente occhio che scruta il cosmo al di fuori della nostra atmosfera è risorto a nuova vita, ed ha compiuto numerose osservazioni durante l’estate. Uno degli obiettivi più ambiti dagli astronomi è il cosiddetto Hubble Ultra Deep Field, il campo estremamente profondo: si tratta di una fotografia del cielo ottenuta esponendo per oltre 48 ore, per cercare di captare la luce delle galassie più lontane da noi, tra le prime ad essersi formate nell’Universo. Già il “vecchio” Hubble, prima dell’installazione dei nuovi strumenti, aveva ottenuto immagini spettacolari, individuando galassie formatesi solo 800 milioni di anni dopo il Big Bang, e i risultati promessi dai nuovi strumenti erano attesi con gran trepidazione. I primi dati sono stati resi pubblici lo scorso 9 settembre all’intera comunità scientifica. Solo due giorni dopo, nel database dove gli astronomi caricano i loro articoli scientifici, c’erano già quattro articoli che riportavano la scoperta delle galassie più lontane mai viste finora, formatesi tra 700 e 550 milioni di anni dopo il Big Bang. Per ottenere questi numeri, i membri dei gruppi che hanno presentato questi lavori raccontano di aver lavorato ininterrottamente per 48 ore all’analisi dei dati: probabilmente parte del lavoro era già pronto, ed aspettavano soltanto i dati veri per tirare fuori i numeri. Dopo oltre tre mesi, quei primi risultati non sono ancora stati del tutto confermati, mentre gli articoli pubblicati sull’argomento sono aumentati, sia in numero che in accuratezza dell’analisi. In fondo, non importa trovare “la” galassia più lontana, anche se forse quello è il (momentaneo) traguardo che rimane impresso nella memoria collettiva. I risultati interessanti per comprendere la formazione delle galassie e l’intera storia del nostro universo si ottengono individuando “tante” galassie lontane e non in due giorni, ma in settimane e mesi di lavoro.

Analogamente, le ultime settimane hanno visto una simile corsa nel campo della fisica delle particelle. L’acceleratore LHC (di cui ci siamo occupati la settimana scorsa) ha iniziato a funzionare al CERN di Ginevra, anche se ancora a basse energie. Le prime collisioni di protoni sono avvenute il 23 novembre, e soltanto cinque giorni dopo un articolo che riportava i risultati ottenuti era già pronto per la pubblicazione, firmato da un’immensa collaborazione di fisici che in quei giorni hanno lavorato non-stop. Anche in questo caso, tanta parte del lavoro era già stata preparata da mesi, e si aspettavano con ansia i dati da buttare in pasto all’analisi per tirare fuori i primi numeri. La corsa ad essere i “primi” ha accelerato il lavoro, anche se si dovranno aspettare ancora mesi per il risultato principale atteso dall’esperimento, ovvero la conferma (o meno) che la cosiddetta particella di Higgs esista, e le conseguenti implicazioni sulle teorie fisiche fondamentali.

Lo scorso giovedì, inoltre, sono stati annunciati i risultati di un altro importante esperimento per la fisica delle particelle, condotto negli Stati Uniti e dedito a cercare di individuare, in laboratorio, la cosiddetta materia oscura che gli astrofisici ritengono pervada l’universo. L’esperimento si chiama CDMS (Cryogenic Dark Matter Search) e si trova in una miniera, quasi un chilometro sottoterra, nel Minnesota. Ma già una decina di giorni prima dell’annuncio stesso, la comunità scientifica era in gran fermento. Prima di conoscere la natura stessa dei nuovi dati che stavano per essere pubblicati, ma basandosi semplicemente sulla notizia che “alcuni” dati sarebbero stati annunciati a proposito della materia oscura, almeno tre gruppi nel mondo avevano già iniziato a preparare articoli analizzando le possibili conseguenze teoriche di questi risultati! Alla fine, l’annuncio non è stato epocale come ci si aspettava: due osservazioni compiute con CDMS “potrebbero” essere spiegate con la materia oscura, ma non necessariamente. C’è bisogno di ulteriori osservazioni e, ovviamente, di lunghe analisi per interpretare i risultati ottenuti.

Perché correre, dunque? Per essere i primi a trovare la galassia più lontana, la particella più elusiva? Per accontentare dei mezzi di comunicazione affamati di notizie che dimenticano il giorno successivo? Dopo un anno passato dietro le fila di questa rubrica, porsi queste domande è naturale. Abbiamo provato a proporre, con “a riveder le stelle”, uno spazio alternativo, che ai racconti di gare e traguardi sostituisse una riflessione più attenta sulla scienza nascosta dietro ogni risultato. Speriamo di esserci riusciti, almeno un pochino. Colgo l’occasione per salutare tutti i lettori e ringraziare tutti i collaboratori che hanno scritto durante questo lungo Anno dell’Astronomia 2009.

CLAUDIA MIGNONE

Nell'immagine, la versione più recente dell'Hubble Ultra Deep Field, realizzata tramite osservazioni nella banda infrarossa per catturare la luce delle galassie più lontane, tra le prime a formarsi nell'universo. Per capire la profondità di queste osservazioni, si pensi che i lati dell'immagine, nel cielo, sono circa 12 volte più piccoli del diametro della Luna! (NASA, ESA, and the HUDF09 Team)

Gli scienziati e i popoli

Bilancio di una delicata convivenza dopo Copenaghen

Lo studio dei corpi celesti e della fisica che caratterizza i loro meccanismi di formazione e di evoluzione ha rappresentato un importante campo della ricerca scientifica del XX secolo. La scoperta dei processi fisici che stanno alla base del riscaldamento del nostro Sole – le reazioni nucleari, e quindi indirettamente della superficie terrestre per irraggiamento, ha portato gli scienziati della prima metà del secolo scorso a costruire il tremendo ordigno nucleare. Un migliore e più pacifico impiego di queste tecnologie è stato poi, quello di sfruttare l'energia rilasciata dalle reazioni nucleari per avviare le ormai tanto dibattute e discusse centrali nucleari. Oggigiorno varie analisi e tecnologie sono in fase di sviluppo per ottimizzare l'impiego dei pannelli solari e fotovoltaici ad un uso domestico e per un impiego maggiormente eco-compatibile. Voglio sottolineare quindi con questi esempi che la fisica e l'astrofisica non sono studi lontani dalla società ma anzi sono strettamente correlati allo sviluppo e miglioramento delle nostre condizioni e dei nostri stili di vita.

Diverse ricerche concordano sul fatto che le città in cui viviamo sono sempre più inquinate e piene di anidride carbonica (CO2), l'impiego delle vecchie tecnologie al carbone deve essere rimpiazzato con qualcosa di nuovo e più eco-sostenibile, considerando sopratutto il crescente fabbisogno delle nuove superpotenze, e super-popolate, Cina, India e Brasile.

Penso quindi che ad uno scienziato bisognerebbe dare la possibilità di poter dire la sua, di poter giudicare scelte politiche e governative, e proporre alternative rispetto a quelle principalmente guidate da interessi economici e di mercato fatte dai capi di Governo.

A questo proposito vorrei portare alla luce un episodio recentemente avvenuto durante i giorni del vertice sul clima e riscaldamento globale tenutosi a Copenaghen. Nella capitale danese nei giorni scorsi si sono riuniti centoventi capi di Stato e di Governo, trentamila accreditati, quindicimila delegati e oltre cinquemila giornalisti per discutere, analizzare e capire verso che direzione bisogna tutti insieme muoversi per evitare il continuo aumento di CO2 e il riscaldamento globale al quale siamo tutti soggetti. Varie sono state le personalità e gli scienziati che si sono succeduti sui palchi e in mezzo ai forum di discussione del “Bella Center”. Tra i cosiddetti tecnici interessati a portare il loro contributo vi era anche Luca Tornatore. Luca è un ricercatore in astrofisica presso l'Osservatorio Astronomico di Trieste, è autore di una ventina di pubblicazioni scientifiche di rilevanza internazionale ed era, o meglio è – ahimè – ancora lì a Copenaghen. Luca è stato arrestato il giorno 14 Dicembre, subito dopo aver tenuto un intervento pubblico, con l'accusa di aver lanciato una molotov durante uno scontro tra manifestati e polizia, al quale non sembra aver mai partecipato. Luca ha una personalità molto carismatica, ed è una persona che riesce a suscitare curiosità e interesse anche se lo si incontra una sera d'estate per bere una birra tra le piazze di Trieste.

Luca è stato costantemente presente nei vari forum e dibattiti, intervenendo con competenza e piena partecipazione, è stato sempre visibile e si è fatto sentire anche quando bisognava fare la voce grossa. Molto probabilmente per questo è stato identificato dalla polizia come un possibile istigatore e ingiustamente trattenuto. Ora si trova in carcere a Copenaghen, in attesa di una sentenza, che in un primo momento doveva tenersi per direttissima il giorno 14, ma che successivamente è stata spostata di un mese. Luca sta bene, è motivato ad andare avanti sostenendo la sua totale innocenza ed estraneità ai fatti di cui è accusato. Ha ricevuto diverse cartoline di auguri e di sostegno, e solo alcuni dei libri che gli sono stati inviati dagli amici e colleghi. Ha riavuto da alcuni giorni i suoi occhiali per poter leggere, e sta scrivendo per poter raccontare realmente come anche nella civile e nordica Danimarca le condizioni e i diritti di un detenuto non vengano rispettati, ma dipendano principalmente dalla guardia carceraria di turno.

Per la cronaca, il vertice si è concluso alcuni giorni fa, e con la mediazione del presidente statiunitense Barack Obama si è riusciti a giungere ad una bozza di accordo tra la due superpotenze USA e Cina per limitare il surriscaldamento globale di al massimo di due gradi entro fine secolo, stanziando trenta miliardi di dollari dal 2010 al 2012 e centro miliardi annui fino al 2020. Penso che, se persone competenti e studiosi alzassero di più la voce per farsi sentire nel rumoroso vociare di disaccordi e scontri politici, probabilmente i termosifoni che surriscaldano il pianeta Terra potrebbero spegnersi quanto prima. Un grosso saluto a Luca e alla prossima.

CARLO GIOCOLI

Appello per l’immediato rilascio del dottor Luca Tornatore - a quelle del mondo scientifico e universitario si stanno in queste ore aggiungendo le sottoscrizioni di decine di cittadine e cittadini:
http://www.petizionionline.it/petizione/per-la-liberazione-di-luca-tornatore/437

giovedì 17 dicembre 2009

Aspettando la particella di Higgs


Il 23 Novembre 2009 è stato un giorno fondamentale nel campo della fisica delle particelle: le prime collisioni sono avvenute al Large Hadron Collider (LHC), il grande esperimento in corso al CERN di Ginevra.

Il LHC è il più grande e potente acceleratore di particelle a livello mondiale. Ha una circonferenza di 27 km e si trova a circa 100 m sotto terra. Due fasci di protoni, le particelle fondamentali che, insieme ad elettroni e neutroni, compongono gli atomi, vengono fatti circolare in direzioni opposte e vengono fatti scontrare in diversi punti dell'esperimento. Le prime collisioni sono avvenute con protoni a velocità pari al 99.9998% della velocità della luce. Successivamente, l'energia dei protoni è stata gradualmente aumentata e, in meno di dieci giorni, il LHC ha già raggiunto energie mai ottenute in precedenza. In futuro si riuscirà ad accelerare fasci di protoni fino ad una velocità pari al 99.9999991% della velocità della luce, che verranno in seguito fatti collidere.

La teoria che descrive la nostra conoscenza nel campo delle particelle elementari e delle loro interazioni è denominata "Modello Standard". Esso rappresenta un vero e proprio modello matematico, basato su importanti simmetrie, che costituiscono la base della teoria. Per spiegare il fatto che le particelle hanno una massa, al Modello Standard viene affiancato il cosiddetto meccanismo di Higgs, che prende il nome da Peter Higgs, uno dei fisici che ne teorizzò l'esistenza.

Per capire come questo meccanismo funziona, si possono assimilare le particelle elementari a biglie di plastica molto leggere. Immaginate adesso di immergerle in una vasca riempita con un fluido denso, per esempio miele. Nel muovere le biglie all'interno della vasca, avrete l'impressione che esse siano diventate più pesanti. A livello microscopico, le particelle elementari acquistano una massa in maniera analoga alle biglie immerse nel miele, attraverso l'interazione con il cosiddetto "campo di Higgs". Il meccanismo di Higgs predice, inoltre, l'esistenza di una nuova particella, denominata, per l'appunto, particella o bosone di Higgs.

Lo scopo primario del LHC è proprio quello di svelare l'origine della massa, attraverso la scoperta della particella di Higgs. Ci si aspetta, inoltre, che il LHC possa rivelare nuovi tipi di particelle, predette da teorie più complesse del Modello Standard. Queste teorie, in generale, forniscono una risposta ad altre domande fondamentali, come, per esempio, la natura della Materia Oscura, che gli astrofisici ritengono pervada l'Universo.

Circa quindici anni sono passati da quando la costruzione del LHC venne approvata dal CERN, alla fine del 1994. Dopo anni di lavori per la costruzione di questo enorme acceleratore, i fisici di tutto il mondo aspettano impazienti importanti scoperte. Oltre a fornire risposte a domande fondamentali, dal LHC si aspettano anche importanti ricadute tecnologiche. Si ricordi che proprio al CERN nel 1989 nacque il World Wide Web, che ha radicalmente cambiato la nostra vita quotidiana.

VIVIANA NIRO

Nell'immagine, la mastodontica struttura del rivelatore di ATLAS, uno degli esperimenti del LHC. Al centro dell'immagine, un enorme calorimetro, in grado di misurare l'energia delle particelle prodotte dallo scontro dei protoni; gli otto giganteschi tubi sono in realtà potenti magneti, necessari per accelerare le particelle e mantenerle su una certa traiettoria. Immagine CERN/ATLAS.

giovedì 10 dicembre 2009

Amici e compagni celesti


Volgendo gli occhi al cielo notturno non c'è dubbio che una delle prime impressioni che ci vengono in mente è: perché le stelle che vediamo sono disposte proprio in quel modo nella sfera celeste? Ovviamente una più precisa domanda richiederebbe la sostituzione della parola "stelle" con il termine più generale di corpi celesti. Difatti guardando più in dettaglio le cosiddette stelle non sono solo stelle ma anche galassie, pianeti e asteroidi. E come mai si raggruppano gli uni vicino agli altri? La risposta è che la forza di gravità porta i corpi celesti ad avvicinarsi gli uni agli altri man mano che trascorre il tempo.

Proviamo a iniziare ad esempio guardando dentro “casa nostra”: la prima cosa che si nota è che la Luna, la “compagna” della Terra, gira intorno ad essa. A sua volta il nostro pianeta gira intorno al Sole, che si trova al centro del Sistema Solare. Attorno ad esso orbitano gli 8 pianeti (in ordine di distanza: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno), più una vasta famiglia di corpi più piccoli tra cui comete, asteroidi, e alcuni pianeti nani come Cerere e l'ormai declassato Plutone con il suo compagno Caronte. La Terra si trova ad una distanza dal Sole di circa 150 milioni di chilometri: la luce percorre questa distanza in circa 8 minuti, mentre impiega più di 5 ore a raggiungere Plutone!



I corpi del Sistema Solare tendono quindi a stare in compagnia, e questo è dovuto al processo di formazione avvenuto, molto probabilmente, dal collasso gravitazionale di una cosiddetta nube protoplanetaria. Se andiamo oltre il sistema solare notiamo che il Sole ha altre stelle come “vicine di casa”. La più vicina è Alpha Centauri, che fa parte di un sistema stellare triplo (Proxima, Alpha A e Alpha B Centauri), a una distanza di 4.3 anni luce: questo vuol dire che potendo viaggiare alla velocità della luce impiegheremmo 4 anni e 4 mesi per raggiungerlo. Anche Sirio, la stella più brillante del cielo notturno, è abbastanza vicina al Sole ed è la quinta, in ordine di distanza da esso, a circa 8.58 anni luce.


Un'altra cosa che ha sempre incuriosito chi guarda il cielo notturno è una fascia nella volta celeste dove si addensa un gran numero di stelle. Queste stelle, ovviamente insieme al nostro Sole, si uniscono nel comporre un numerosissimo sistema stellare (all'incirca di alcune centinaia di miliardi) a cui appartengono in effetti tutte le stelle che vediamo ad occhio nudo in cielo: si tratta della nostra galassia, la Via Lattea. Considerando la nostra galassia per intero ci accorgiamo anche di quanto la distanza del Sole da Alpha Centauri e Sirio, di pochi anni luce, sia irrisoria rispetto all'Universo su grande scala: già il Sole dista ben 27,000 anni luce dal centro della Via Lattea.

La Via Lattea è una galassia cosiddetta “a spirale” che si estende per circa 78,500 anni luce e a sua volta fa parte di un sistema di diverse galassie detto Gruppo Locale. Quindi vediamo che tutti gli oggetti celesti tendono ad avere dei loro simili come vicini di casa. Il Gruppo Locale è infatti formato da una cinquantina di galassie, ha centro in un punto compreso tra la Via Lattea e la vicina galassia di Andromeda, e si estende per circa una decina di milioni di anni luce. Tra i membri, oltre alla Via Lattea ed Andromeda, ricordiamo la galassia del Triangolo, la Piccola e la Grande nube di Magellano e un considerevole numero di piccole galassie, ellittiche e sferoidali, dette galassie nane, come la galassia di Barnard, Leo I e II. Su scala ancora più grande, il Gruppo Locale fa a sua volta parte, insieme ad altri gruppi di galassie, di un enorme sistema detto Superammasso della Vergine, uno dei tantissimi ammassi di galassie che popolano l’Universo. Noi, con il nostro sistema solare, la Via Lattea e il Gruppo Locale, ci troviamo alla periferia del Superammasso e ci stiamo lentamente muovendo verso il suo centro.


Nell'Universo, gli oggetti celesti si accompagnano dunque gli uni agli altri, si avvicinano e si allontanano un po' come facciamo noi esseri umani con le persone che ci circondano. La differenza è che, mentre le relazioni umane possono essere sia attrattive che repulsive, il rapporto di "amicizia" dei corpi celesti è governato dalla forza di gravità e sarà quindi sempre attrattivo.

CARLO GIOCOLI

Nell'illustrazione in alto, i pianeti del Sistema Solare, i più prossimi compagni della Terra, e sullo sfondo, la gran quantità di stelle, lontane amiche del Sole, che insieme formano la Via Lattea (www.pianeti.info).
Nell'illustrazione in basso, agglomerati cosmici via via più grandi: da sinistra a destra, e dall'alto verso il basso, il Sistema Solare, il "vicinato" del Sole, con tutte le stelle dei dintorni, il "reame" galattico, formato della Via Lattea e dalle galassie più vicine, il Gruppo Locale ed infine il Superammasso della Vergine. La posizione della Terra è indicata in rosso, e le scale delle rispettive figure sono riportate accanto alle immagini (Agenzia Spaziale Tedesca - DLR/Azcolvin).

giovedì 3 dicembre 2009

Un pianeta abitato: il nostro!


La scorsa settimana ci siamo occupati della sonda Rosetta e del suo viaggio in corso alla ricerca delle origini del nostro Sistema Solare. La strada di Rosetta prevede tre incontri gravitazionali con la Terra, di cui l'ultimo è avvenuto lo scorso 13 Novembre: il suo punto più vicino ha coinciso all'incirca con l'isola di Java, in Indonesia, "sfiorato" a 2500 km di quota. Da questa posizione privilegiata, la sonda ha scattato delle incantevoli foto del nostro piccolo pianeta blu.

Vista la bellezza di queste immagini, abbiamo pensato di continuare sulla scia dello scorso post e di riproporre, attraverso il servizio fotografico realizzato da Rosetta, il silenzioso spettacolo offerto dal nostro pianeta.



In alto, una falce di Terra illuminata dal Sole: si riconoscono il Sud America e l'Antartide.
In basso, un'animazione mostra le immagini scattate da Rosetta, nell'arco di 24 ore, durante il suo avvicinamento alla Terra.




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In alto, il nostro pianeta avvolto tra le nubi.

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In alto, immagine in falsi colori dell'anticiclone sull'Oceano Pacifico Meridionale.
In basso, un campo più esteso, centrato sull'anticiclone nel Pacifico Meridionale. La scala di grigi in questa immagine è esattamente come la potrebbe percepire l'occhio umano dallo spazio.

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Immagini ESA (www.esa.int)