tag:blogger.com,1999:blog-46271458666607464792024-02-20T17:29:20.115+01:00...a riveder le stelleA riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.comBlogger73125tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-6073759141501474892011-10-13T21:56:00.003+02:002011-10-27T22:11:26.672+02:00Alla scoperta del lato oscuro dell’universo<div><br /></div><div><div>Martedì scorso la storia della cosmologia ha registrato un duplice successo. Il conferimento del premio Nobel per la fisica 2011 “per la scoperta dell’espansione accelerata dell’Universo attraverso l’osservazione di supernovae lontane” ha premiato il lavoro originale e di avanguardia di due gruppi di ricerca per i loro risultati ottenuti alla fine degli anni novanta. Poche ore dopo, l’Esa (European Space Agency) comunicava di aver deliberato che una delle future missioni spaziali che finanzierà sarà Euclid, un telescopio spaziale con lo scopo di svelare la causa alla base di tale espansione.</div><div><br /></div><div>Si tratta di due esperimenti sostanzialmente molto diversi. Mentre le missioni insignite del premio Nobel hanno misurato l’evolvere delle <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/07/la-scala-cosmica-delle-distanze.html">distanze nell’Universo</a> osservando la luce emessa in galassie lontane da potenti esplosioni stellari (le supernovae appunto, vedi <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2011/10/i-nobel-che-guardano-ai-segreti-delle.html">articolo di C.M.</a>), le osservazioni realizzate da Euclid porteranno alla creazione di una mappa dettagliatissima della <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/leterogeneo-giardino-cosmico_21.html">distribuzione di milioni di galassie</a> che popolano l’Universo. Da questa mappa sarà possibile ricostruire la storia dell’espansione dell’Universo negli ultimi 10 miliardi di anni, ovvero oltre il 70% dell’età attuale dell’Universo. </div><div><br /></div><div>L’aspetto che accomuna le due misure è però il loro scopo ultimo: svelare le proprietà del <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/gli-ingredienti-delluniverso.html">lato oscuro dell’Universo</a>. Infatti, su scale cosmologiche, ovvero estremamente più grandi della nostra galassia, la materia ordinaria contribuisce solo per il 4% al budget totale dell’Universo mentre a costituirne la quasi totalità sono proprio due componenti “esotiche”: la materia e l’energia oscura. Tale materia/energia non è mai stata osservata direttamente perché non emette luce (da qui il termine oscura). Eppure sono evidenti gli effetti indiretti della sua presenza in molte osservazioni astronomiche. È proprio appellandosi all’esistenza di materia ed energia oscura che gli astrofisici cercano di dare una spiegazione coerente al fenomeno dell’espansione accelerata dell’Universo. Comprendere meglio la natura di queste misteriose componenti è uno degli obiettivi chiave della ricerca astronomica dei prossimi anni. E per questo motivo, il finanziamento della missione Euclid rappresenta in sé una vittoria per la comunità astronomica in quanto fornisce le condizioni per lo svolgimento di una ricerca d’alto livello e, ci si augura, per il ripetersi di scoperte epocali. </div><div><br /></div><div>Bisognerà comunque attendere ancora un po’ prima dei prossimi festeggiamenti perché Euclid è una missione il cui inizio è programmato per il 2019. Dopo il lancio, lo strumento impiegherà circa un mese per raggiungere il luogo d’appostamento, distante circa 1.5 milioni di km dalla Terra. Da lì, per circa 6 anni scruterà il cosmo mappando la posizione delle galassie e comunicherà i relativi dati (dell’ordine di 850 Gbit al giorno!) alle stazioni di controllo e analisi dati dell’Esa. In questi centri e nelle università si confronteranno i modelli teorici e le osservazioni ottenute per ricavare un quadro scientifico della storia dell’evoluzione dell’Universo. </div><div><br /></div><div>È doveroso chiarire che il premio Nobel per la fisica 2011 dà credito al fatto che l’Universo sia in continua espansione accelerata, cioè che la distanza tra oggetti nell’Universo (come in questo caso le galassie), aumenti continuamente e che lo faccia a velocità crescente, ma non fa alcuna menzione all’energia oscura come causa scatenante di tale espansione. Molto lavoro è, infatti, ancora necessario per poter accertare scientificamente che l’energia (così come la materia) oscura esistano veramente e non siano soltanto un artefatto causato dai modelli teorici usati per la descrizione del cosmo. Le misure di alta precisione che si otterranno con Euclid permetteranno di compiere diversi passi avanti in tale direzione. Parallelamente, una delle frontiere più attuali della fisica è proprio quella di riuscire ad osservare la materia oscura direttamente in laboratorio tramite potenti <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/12/aspettando-la-particella-di-higgs.html">acceleratori di particelle</a>. Nel frattempo, non mancano altrettanto validi scienziati in tutto il mondo che invece dedicano i loro studi a teorie alternative che possano spiegare il fenomeno dell’espansione accelerata dell’Universo senza ricorrere al concetto di materia ed energia oscura. Quale che sia l’esito di questi studi, si profilano all’orizzonte entusiasmanti scoperte che arricchiranno la nostra consapevolezza delle regole fisiche che governano l’Universo che ci ospita.</div><div><br /></div><div>MARCELLO CACCIATO</div></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-41083735116012632672011-10-13T21:51:00.003+02:002011-10-27T22:14:07.204+02:00I Nobel che guardano ai segreti delle stelle<div><br /></div><div><div>C’è un reame affascinante in cui il mondo microscopico, popolato da atomi e particelle ancora più piccole, invisibili costituenti del mondo materiale che percepiamo con i nostri sensi, incontra quello macroscopico, i cui protagonisti sono enormi galassie formate da miliardi di stelle, giganteschi ammassi di migliaia di galassie e ancor più vasti vuoti cosmici. </div><div><br /></div><div>Questo reame è l’astrofisica, un campo di ricerca che cerca di svelare i misteri dell’Universo indagando sulle scale più grandi e, allo stesso tempo, su quelle più piccole. In questo reame può capitare, per esempio, che lo studio delle reazioni nucleari che avvengono all’interno delle stelle possa fornire preziosi indizi per comprendere qualcosa di immensamente più grande come la dinamica dell’intero Universo e che questo, a sua volta, possa fare luce sulla natura delle particelle elementari che permeano il cosmo. Questo è esattamente ciò che è successo a Saul Perlmutter, Brian P. Schmidt e Adam Riess, i tre astrofisici a cui è stato conferito, lo scorso martedì, il Premio Nobel per la Fisica 2011 per la “scoperta dell’espansione accelerata dell’Universo attraverso l’osservazione di supernovae lontane”.</div><div><br /></div><div>I tre accademici hanno iniziato le loro carriere, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, andando letteralmente “a caccia” di supernovae, le violentissime <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/03/come-muore-una-stella.html">esplosioni</a> con cui le stelle terminano la propria esistenza. L’esplosione di una supernova produce così tanta luce ed energia che la stella morente diventa, per qualche settimana, tanto brillante quanto l’intera galassia che la ospita. Alcune supernovae “vicine”, esplosioni di stelle appartenenti alla nostra galassia, la Via Lattea, o a galassie limitrofe, possono essere osservate addirittura ad occhio nudo: esempi celebri sono quella scoperta nel 1054 da alcuni astronomi cinesi e quelle individuate nel 1572 dall’astronomo danese Tycho Brahe e nel 1604 dall’astronomo tedesco Johannes Kepler. </div><div><br /></div><div>Per osservare supernovae in galassie lontane, invece, occorre adoperare il telescopio e monitorare moltissime galassie per lunghi periodi di tempo, in quanto l’esplosione di una supernova è un evento alquanto raro. Usando i più potenti telescopi disponibili due decenni fa, Perlmutter, Schmidt e Riess hanno scrutato il cielo con pazienza e scovato un gran numero di supernovae in galassie così distanti dalla nostra che la loro luce ha percorso centinaia di milioni di anni-luce prima di arrivare fino a noi. </div><div><br /></div><div>I loro dati, insieme a studi teorici sulle reazioni nucleari che hanno luogo nelle esplosioni stellari, hanno mostrato che una classe particolare di supernovae, dette “di tipo Ia” in gergo, producono tutte press’a poco la stessa quantità di energia e, quindi, di luce. Questa caratteristica permette di usarle come <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/07/la-scala-cosmica-delle-distanze.html">indicatori di distanza</a>, un’operazione tutt’altro che banale in astronomia. Per una stella o galassia qualsiasi, infatti, non si ha modo di stabilire se essa è brillante perché molto potente o solo perché molto vicina, e gli astronomi devono cercare altri indizi. Le “supernovae di tipo Ia” invece si comportano come delle “candele standard” e la relazione è piuttosto semplice: brillante-vicina, fioca-lontana.</div><div><br /></div><div>I tre ricercatori insiginiti del prestigioso riconoscimento hanno così usato le loro osservazioni di supernovae in galassie lontane per produrre una sorta di “cartografia” dell’Universo. Inoltre, hanno combinato queste misure con altri dati, ricavando la velocità con cui ognuna di queste galassie si sta allontanando da noi (e da tutte le altre galassie allo stesso tempo) nell’ambito dell’<a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/un-universo-in-continua-espansione.html">espansione cosmica</a> che ha avuto inizio con il Big Bang circa 13.7 miliardi di anni fa. Lo scopo di questo studio era studiare la dinamica globale dell’Universo. Ciò che si aspettavano i tre astrofisici era di trovare che l’espansione cosmica, rallentata dall’effetto della gravità che attrae i corpi gli uni verso gli altri, procedesse con velocità decrescente. Sorprendentemente, invece, le loro osservazioni hanno rivelato che l’espansione è accelerata e procede, empre più velocemente, sotto la “spinta” di una componente ancora misteriosa che si comporta in modo opposto rispetto alla forza di gravità, la cosiddetta <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/gli-ingredienti-delluniverso.html">energia oscura</a>.</div><div><br /></div><div>Questi risultati sono stati pubblicati tra il 1998 e il 1999 da due gruppi di ricerca internazionali, guidati rispettivamente da Perlmutter e da Schmidt e Riess. Durante lo scorso decennio, osservazioni sempre più accurate di un grandissimo numero di supernovae hanno, insieme a molti altri studi complementari, corroborato questa scoperta. L’espansione accelerata dell’Universo è ormai, per gli astrofisici, un fatto assodato. Cosa produca quest’accelerazione, tuttavia, rimane ancora ignoto. </div><div><br /></div><div>Molti studi teorici ed esperimenti indagano sulla natura fondamentale dell’energia oscura nel mondo microscopico, ovvero nell’ambito della <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/12/aspettando-la-particella-di-higgs.html">fisica delle particelle</a>. Allo stesso tempo osservazioni ed analisi astronomiche cercano di determinarne, in modo sempre più preciso, l’influenza macroscopica sulla dinamica dell’Universo (vedi <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2011/10/alla-scoperta-del-lato-oscuro.html">articolo di M.C.</a>). Se una risposta a questi quesiti arriverà, sarà sicuramente grazie agli sforzi combinati di migliaia di studiosi impegnati in entrambi i campi nell’instancabile reame dell’astrofisica.</div><div><br /></div><div>CLAUDIA MIGNONE</div></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-64413007715361460012010-10-14T22:14:00.004+02:002010-10-14T22:25:22.763+02:00Il Belpaese non conquista i cervelli<div><br /></div>La scorsa settimana si è celebrata l'annuale cerimonia per il conferimento dei premi Nobel. Futura ha omaggiato l'evento pubblicando due articoli, <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2010/10/fisica-due-dimensioni-per-un-nobel.html">uno dei quali sul grafene</a>, materiale "bidimensionale" che ha fatto conquistare il premio Nobel a Kostantin Novoselov e Andre Gaim. I due fisici sono di origine russa anche se Novoselov ha cittadinanza inglese e Gaim cittadinanza olandese. Entrambi lavorano presso l'Università di Manchester. Questo fa si che l'orgoglio derivante dall'avere ottenuto un premio così prestigioso vada diviso tra diverse nazioni. La Russia può adesso vantarsi di avere dato i natali ad altri due premi Nobel (raggiungendo così quota 23). I Paesi Bassi hanno già aggiunto Gaim alla loro (relativamente lunga) lista raggiungendo così quota 19. Infine l'Università di Manchester può ora vantare 25 premi Nobel, nonostante i recenti tagli ai finanziamenti per la ricerca attuati dal governo britannico.<div><br />Uno scenario così internazionale è da considerarsi come classico esempio delle dinamiche che caratterizzano la ricerca scientifica soprattutto negli ultimi decenni. Gli istituti di ricerca sono dei veri e propri luoghi di raccolta di persone capaci e brillanti a prescindere dalla loro nazionalità. E queste stesse persone prima di approdare in un istituto dove si stabilizzano hanno raccolto per diversi anni esperienze lavorative in molti altri Paesi. I premi Nobel per la fisica 2010 esemplificano appunto questi aspetti. In genere, uno sguardo alle statistiche di famigerate università (ad esempio Columbia, Cambridge e Chicago) rivela che questo carattere squisitamente internazionale è tipico: spesso questi centri di ricerca sono il luogo in cui accademici di diverse nazionalità svolgono le loro ricerche di punta.<br /><br />Volgiamo adesso lo sguardo al nostro Belpaese cercando di capire come si mostra da questa prospettiva. L'Italia ha dato i natali a 20 premi Nobel. Vogliamo soffermarci solo sui 12 che rientrano nella categoria di ricerca scientifica (fisica, chimica, fisiologia e medicina). Di questi quasi tutti hanno svolto ricerca in istituti italiani anche se non mancano le eccezioni. Si prenda, ad esempio, il caso del premio Nobel per la fisica 2002 Riccardo Giacconi che dopo la laurea all'università di Milano è sbarcato oltreoceano e ha condotto l'intera carriera scientifica negli Stati Uniti (tanto da prenderne la cittadinanza). Probabilmente, questo caso rientra nel tristemente famoso effetto "fuga-di-cervelli" che vede l'Italia svuotarsi di molti scienziati ambiziosi e capaci che vanno in altri Paesi alla ricerca di stimoli e riconoscimenti.<br /><br />I dati sui Nobel italiani però nascondono un altro allarmante fenomeno. Infatti, sono solo 5 le università italiane (Pisa, Roma, Torino, Bologna e Milano) che possono vantare dei Nobel tra i loro accademici. E si noti che i Nobel di queste università sono italiani (Fermi, Rubbia, Montalcini solo per menzionarne alcuni). Cose ne è di quel paradigma internazionale a cui facevamo riferimento all'inizio dell'articolo? Se le dinamiche internazionali sono ormai intrinseche nelle modalità scientifiche moderne, perchè l'Italia ne è fuori? Quando ci sarà dato gioire perchè una struttura italiana ha ospitato uno scienziato straniero permettendogli di svolgere un progetto da premio Nobel?<br /><br />Il problema è quindi duplice. Da un lato sempre più studiosi italiani lasciano l'Italia, dall'altro sempre meno studiosi stranieri sbarcano in Italia per svolgere le loro ricerche. È un'immagine chiara. In queste condizioni, l'Italia è un lago destinato a prosciugarsi: un flusso sempre crescente in uscita e un afflusso quasi nullo. Questo non può che portare ad un paesaggio scientificamente arido in tempi brevissimi. Paradossalmente, una semplice soluzione porterebbe rapidi cambiamenti. Infatti, un finanziamento adeguato dei centri di ricerca ridurebbe inevitabilmente il flusso di ricercatori italiani verso l'estero. E allo stesso tempo, darebbe visibilità in un panorama internazionale alla ricerca svolta in Italia rendendo il Belpaese una possibile scelta per un'immigrazione qualificata e continua e non solo per il turismo mordi-e-fuggi. Il meccanismo potrebbe subito entrare a regime e auto-incentivarsi. Basterebbe vedere al di là delle contingenze momentanee ed investire nel campo della ricerca. Il lago da arido, potrebbe addirittura straripare. Basterebbe volerlo, piuttosto che aspettare la pioggia.<br /><br />MARCELLO CACCIATO</div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-57565905845488649022010-10-07T10:54:00.009+02:002010-10-14T22:23:58.617+02:00Fisica: due dimensioni per un Nobel<i><span class="Apple-style-span" style="font-size: large;">Il premio agli scienziati Andrei Geim e Konstantin Novoselov per la scoperta del grafene, materiale delle meraviglie</span></i><div><br /></div><div><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm9wtrskJ38gWFcLRQ7VOEHTOT56vdxc8PGik5CF11X8GN269O0UIqPSoCVkgSmHB1qXp5d6Pc6AVNOWS6afWERtJxnPsaRLD89w7ICp6nOQg_r3rbsLUSXTN2itF2lUYKOWc6XY3mu6rG/s1600/Picture+9+18-38-55.png"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 262px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm9wtrskJ38gWFcLRQ7VOEHTOT56vdxc8PGik5CF11X8GN269O0UIqPSoCVkgSmHB1qXp5d6Pc6AVNOWS6afWERtJxnPsaRLD89w7ICp6nOQg_r3rbsLUSXTN2itF2lUYKOWc6XY3mu6rG/s400/Picture+9+18-38-55.png" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5525228606235395858" /></a><div>Due giorni fa, martedì 5 ottobre, è stato annunciato il conferimento del Premio Nobel per la Fisica 2010 a Andrei Geim e Konstantin Novoselov, due scienziati di origine russa che lavorano presso l'Università di Manchester, nel Regno Unito. A motivare il prestigioso riconoscimento, anni di ricerca e di esperimenti che hanno portato, nel 2004, alla scoperta del grafene, un materiale dalle proprietà a dir poco sbalorditive e dalle molteplici applicazioni tecnologiche, che spaziano dall'elettronica all'ingegneria biomedica. </div><div><br /></div><div>Questo materiale 'delle meraviglie' non è altro che una forma del carbonio. La novità è nel fatto che, nel grafene, il carbonio è disposto in fogli sottilissimi, dello spessore di un singolo atomo: si tratta in pratica di un materiale bidimensionale. Nel nostro mondo a tre dimensioni, uno spessore così piccolo è praticamente impossibile da immaginare: se impilassimo uno sopra l'altro circa un milione di fogli di grafene, si raggiungerebbe lo spessore di un comune foglio di carta! È proprio a causa della sua infinitesima terza dimensione che questo materiale, la cui esistenza era stata predetta già nel 1947, ha richiesto decenni prima di poter essere isolato in laboratorio. </div><div><br /></div><div>A seconda del modo in cui gli atomi di carbonio si legano tra loro, questo elemento dà luogo ad una serie di materiali diversi, i più famosi tra i quali sono il diamante e la grafite. Nel diamante, gli atomi di carbonio formano un cristallo resistentissimo disponendosi in una struttura la cui unità di base è il tetraedro—un solido con quattro facce triangolari. La grafite, che si può trovare all'interno delle matite, è invece molto diversa dal diamante, benché entrambi siano formati da atomi di carbonio. Nella grafite, gli atomi si dispongono in una serie di strati con una struttura a nido d'ape, dove l'unità di base è l'esagono, e i vari strati sono tenuti insieme tra di loro da legami tra gli elettroni che appartengono ai vari atomi; i legami che tengono uniti gli atomi in ciascuno strato sono molto più forti di quelli che tengono insieme i vari strati, ed è per questo che, al contrario del diamante, la grafite si sfalda facilmente. </div><div><br /></div><div><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKBVbkJ5x-IKq95-SNzbTGJAI5vrmBG5gu0YzwKgfEcmQbWDUL3wraqBhLM6aqPtaMYJ9Qt8zLWWMMVAyUkxzGjvqjFqeZgABqXfwm3C18dRuUmoWaThsxS3eYEB27Tv3PvwZ7VfAhZsns/s1600/750px-Graphen.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 320px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKBVbkJ5x-IKq95-SNzbTGJAI5vrmBG5gu0YzwKgfEcmQbWDUL3wraqBhLM6aqPtaMYJ9Qt8zLWWMMVAyUkxzGjvqjFqeZgABqXfwm3C18dRuUmoWaThsxS3eYEB27Tv3PvwZ7VfAhZsns/s400/750px-Graphen.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5525228879308447538" /></a> </div><div>Il grafene consiste in un singolo strato di quelli che costituiscono la struttura della grafite, in un modo che ricorda vagamente gli strati di un wafer. In molti sospettavano che, una volta isolata, una simile struttura a due dimensioni si sarebbe arrotolata su se stessa e non sarebbe rimasta stabilmente in forma piana. Geim e Novoselov, invece, hanno perseverato per anni nella loro ricerca, finché nel 2004 hanno messo a punto un esperimento apparentemente molto semplice: hanno infatti utilizzato del comune nastro adesivo ed un pezzo di grafite e, con il nastro adesivo, sono riusciti a strappare alla grafite strati di carbonio dello spessore di un solo atomo—il grafene, appunto.</div><div><br /></div><div>Grazie al modo in cui i suoi atomi sono disposti, il grafene è un ottimo conduttore sia di elettricità che di calore, ed ha quindi trovato applicazione immediata nell'industria elettronica; inoltre, ha proprietà di semi-conduttore e per questo può essere utilizzato nella produzione di transistor. Studi recenti hanno dimostrato che questo materiale è anche il più resistente al mondo, ma al contempo è estremamente malleabile ed in aggiunta è praticamente trasparente: per questi motivi, risulta quanto mai adatto alla realizzazione di schermi e display.</div><div><br /></div><div>I registi della scoperta sono entrambi nati in Unione Sovietica e hanno lavorato insieme per molti anni, prima a Nijmegen, in Olanda, dove Novoselov ha conseguito il suo dottorato proprio sotto la guida di Geim, e poi presso l'Università di Manchester. Alla scoperta del grafene sono arrivati nel tipico modo che è alla base della ricerca scientifica: tentando soluzioni nuove e sempre diverse, che a volte funzionavano ed altre volte no, ma che portavano sempre ad imparare qualcosa che si ignorava in precedenza. In questo caso, gli sforzi si sono rivelati di estremo successo: già nel 2008 gli scopritori del grafene erano tra i favoriti per il premio Nobel, che è infine arrivato nel 2010. Il comitato della fondazione Nobel ha premiato in particolare la geniale creatività che ha caratterizzato molti dei loro esperimenti, e che ha condotto ad una scoperta rivelatasi poi di enorme importanza per un numero sempre crescente di applicazioni alla vita di tutti i giorni.</div><div><br /></div><div>Sin dalla scoperta, Geim e Novoselov si sono anche dimostrati estremamente aperti nel condividere con il resto della comunità scientifica i loro risultati, come riportato nel sito <a href="http://physicsworld.com/">PhysicsWorld.com</a> dell'Institute Of Physics, dove si racconta anche come i due abbiano formato una generazione di nuovi fisici, invitando numerosi scienziati presso l'Università di Manchester e mettendo a loro disposizione le conoscenze da essi acquisite sui metodi per produrre il grafene. Per omaggiarli, l'Institute Of Physics ha deciso di <a href="http://iopscience.iop.org/page/Nobel">aprire l'accesso a tutti gli articoli</a> scientifici pubblicati dai due fisici sulle riviste specialistiche edite da questa istituzione.</div><div><br /></div><div><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://scienceisvital.org.uk/"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 155px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQf84WjALY0FOARLZVJ7Vr7Dr9KoTQ1MTrxCQrTusVHCsBYjkvdRU7YWX2iNN0c3BgI-N5Po1U7iLmHD7mSuKoMMNB6geo8HmXr66HAK8pufF6xyGWcYjjgtBe6nB3n1TRESg8-DpKXD70/s400/siv.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5525229387398364578" /></a>Oltre alle congratulazioni di fisici e scienziati di tutto il mondo, su Geim e Novoselov sono puntati gli occhi dell'intera comunità scientifica britannica. Nel Regno Unito, infatti, la ricerca scientifica e le istituzioni universitarie sono al momento minacciate da pesantissimi tagli nei finanziamenti. Numerose sono le campagne di protesta in atto contro questi provvedimenti, tra cui l'operazione <a href="http://scienceisvital.org.uk/">Science is Vital</a>, che vedrà migliaia di scienziati e membri della società civile sfilare per le strade di Londra il prossimo sabato 9 ottobre. </div><div><br /></div><div>Dopo il conferimento del Nobel a due eccellenti professori di un'università britannica, sono in molti a sperare che il prestigioso riconoscimento, premiando non soltanto una scoperta dalle molteplici applicazioni industriali e tecnologiche ma anche gli intensi sforzi e le lunghe ricerche che l'hanno preceduta, porti un messaggio alla politica, mostrando ancora una volta il valore immenso della ricerca scientifica all'interno della società.</div><div><br /></div><div>CLAUDIA MIGNONE</div></div><br /><span style="font-style:italic;">Nell'immagine in alto, Andrei Geim e Konstantin Novoselov (Foto di Russell Hart/Univesity of Manchester); al centro, la struttura bidimensionale del grafene (Fonte: Wikimedia Commons); in basso, il logo dell'iniziativa <a href="http://scienceisvital.org.uk/">Science is Vital</a>.</span>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-43761829200652314892010-09-23T10:37:00.002+02:002010-10-07T10:54:06.442+02:00Napoli, 4 giorni da capitale delle stelle<div><br /></div>All'Osservatorio Astronomico di Capodimonte si apre questo pomeriggio il 48esimo Congresso Nazionale dell'Unione Astrofili Italiani (UAI), l'associazione che raccoglie gli appassionati di astronomia del nostro paese. Organizzato dall'Unione Astrofili Napoletani (UAN), il congresso durerà 4 giorni, da oggi fino a domenica 26 settembre.<div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYIbf3VdsJT1HCKP4q6yNtU2vj2xg74ck7AeTFScXcq04vPDqlrVi6vkK2jBb6aIyNpj2MHwMEzsSWMUBALGhWd8Qfkz5iVldnLZtnKjkyXedfqm0Pp6MSQUfp9tLOesIjstsEcr42Kubi/s1600/Panorama+dall_OAc.jpg" style="text-decoration: none;"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 800px; height: 152px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYIbf3VdsJT1HCKP4q6yNtU2vj2xg74ck7AeTFScXcq04vPDqlrVi6vkK2jBb6aIyNpj2MHwMEzsSWMUBALGhWd8Qfkz5iVldnLZtnKjkyXedfqm0Pp6MSQUfp9tLOesIjstsEcr42Kubi/s800/Panorama+dall_OAc.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5521885752819347266" /></a>L'evento corona un intero anno, il 2010, che ha visto la città di Napoli protagonista nazionale nel campo dell'astronomia. In maggio si è infatti tenuto, sempre presso l'Osservatorio di Capodimonte, il LIV Congresso della Società Astronomica Italiana, mentre da marzo a luglio la Città della Scienza ha ospitato la mostra itinerante Astri e particelle, a cura dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica e dell'Agenzia Spaziale Italiana. Queste ed altre manifestazioni, parte del programma di 'Napoli Astronomia 2010', hanno portato avanti, con successo, il sodalizio consolidatosi tra astronomi, astrofili, divulgatori ed il grande pubblico durante il corso del 2009, dichiarato dall'Onu Anno Internazionale dell'Astronomia.<br /><br /><i>"L'idea di proporre l'UAN e Napoli per il Congresso Nazionale di Astrofili è nata oltre un anno fa,"</i> racconta Lino Manfredi, vicepresidente dell'associazione di appassionati di astronomia napoletani.<i> "La preparazione dell'evento è stata molto impegnativa, anche perché non ci siamo accontentati di organizzare semplicemente il congresso, ma abbiamo voluto aprire le porte al territorio,"</i> continua Manfredi. Infatti, le sessioni più strettamente tecniche del congresso saranno affiancate da una ricca costellazione di eventi per il pubblico nel panorama d'eccezione offerto dalll'Osservatorio di Capodimonte, che ospita anche la sede dell'UAN.<br /><br />Tra gli eventi in programma per stringere il legame con il grande pubblico e mostrare a tutti le meraviglie del cielo, sono previsti: visite all'Osservatorio, con due osservazioni guidate del cielo notturno attraverso i telescopi dell'associazione (giovedì e venerdì sera, dalle ore 21 alle ore 23) ed una osservazione del Sole (sabato mattina, dalle ore 9 alle ore 13); uno stravagante concerto di musica classica dal titolo <i>Atlas Coelestis, la musica e le stelle,</i> a cura di Giovanni Renzo (venerdì sera alle ore 20); una mostra fotografica e multimediale, una mostra d'arte con l'esposizione di una dozzina di quadri di ispirazione astronomica, ed infine una mostra filatelica, accompagnata da uno speciale annullo postale.<br /><br />Per quanto riguarda le attività del congresso, il programma comprende una serie di sessioni tematiche, che spaziano da argomenti di ricerca nel campo dell'astronomia ed astrofisica a questioni di carattere più sociale quali l'importanza della divulgazione e della didattica di queste materie. Al congresso prenderanno parte anche astronomi ricercatori presso l'Inaf-Osservatorio Astronomico di Capodimonte, Napoli, e presso il Dipartimento di Scienze Fisiche dell'Università di Napoli, coinvolti sia direttamente, con conferenze incentrate sui temi della loro ricerca, che indirettamente, come tutor di astrofili relatori.<br /><br />Gli argomenti presentati copriranno tutte le scale cosmiche, a partire dal nostro Sistema Solare, con la formazione di stelle e pianeti e l'esplorazione di uno dei corpi celesti a noi più vicini, Marte, passando per la vita e morte delle stelle, lo studio della nostra Galassia e di altre galassie, sempre più lontane. La cosmologia, ovvero lo studio dell'Universo nella sua totalità, sarà oggetto di un intervento del Prof. John Gribbin, dell'Università del Sussex, nel Regno Unito. Il Prof. Gribbin è un celebre divulgatore dell'astronomia e presenterà il suo nuovo libro, <i>Alla ricerca del Multiverso</i>, Sabato 25 settembre alle ore 19. Il libro affronta una serie di domande fondamentali sulla nascita ed evoluzione del cosmo, inclusa l'ipotesi del Multiverso, cioè la possibilità che il nostro Universo sia di fatto soltanto uno fra tanti universi paralleli.<br /><br />La comunicazione della scienza, e in questo caso dell'astronomia, al grande pubblico è un argomento centrale nei rapporti tra gli scienziati ed il resto della società: in questo processo, gli appassionati di astronomia svolgono un ruolo di notevole importanza. L'insegnamento dell'astronomia, il valore della divulgazione scientifica e le attuali prospettive di dialogo tra scienza e società saranno gli argomenti delle conferenze che si terranno venerdì 24 Settembre, insieme ad altre sessioni incentrate su tematiche quali l'inquinamento luminoso e la storia dell'astronomia.<br /><br />Una sessione particolarmente originale è prevista per sabato pomeriggio, dal titolo <i>Lei è un'astrofila - L'astrofilia dell'altra metà del cielo</i>. <i>"Questa sessione è stata fortemente voluta da Anna Maria Saccà, responsabile della sezione Divulgazione e Didattica dell'associazione,"</i> spiega Concetta Bennici, socia UAN ed ex insegnante di matematica e fisica nei licei, che durante il congresso racconterà i risultati della sua ricerca sul complesso ruolo delle donne nel campo dell'astronomia, sia intesa come professione che come semplice passione, appunto, da astrofila.<div><br /></div><div>Per saperne di più: <a href="http://www.unioneastrofilinapoletani.it/it/NapoliAstronomia2010.asp">Napoli Astronomia 2010</a><br /><br />CLAUDIA MIGNONE</div><br /><span style="font-style:italic;">Nell'immagine, il panorama di Napoli visto dalla suggestiva cornice dell'Osservatorio di Capodimonte. (Foto UAN) </span></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-29762285884223341942010-05-31T13:55:00.008+02:002010-06-02T23:25:34.936+02:00Scienza e crisi<div><br /></div>Negli ultimi giorni si è parlato molto, in Italia, di tagli alla spesa pubblica e una nuova manovra sta per essere varata proprio in queste ore. La scorsa settimana indiscrezioni non troppo discrete annunciavano, fra gli altri, la soppressione di svariati istituti di ricerca, ritenuti "inutili" e quindi non degni di continuare ad esistere. Tra essi, l'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).<br /><br />Questo blog, da oltre un anno, cerca di fare un po' di informazione (più che di comunicazione) proprio su argomenti di astronomia e astrofisica. La situazione merita quindi un post eccezionale, di lunedì invece del solito giovedì, e quindi svincolato da <a href="http://www.denaro.it/SezioniExt.aspx?Sezione=78775">Futura</a>. Anzi, per l'occasione rimandiamo i lettori a un bel post scritto, sulla vicenda, da un'altra astrofisica, Eleonora Presani, che anche si occupa di comunicazione della scienza attraverso il blog <a href="http://www.appuntidigitali.it/">Appunti digitali</a>.<br /><br /><span class="Apple-style-span" style="font-size:x-large;">La scienza nell’Italia della crisi<br /></span>di Eleonora Presani - lunedì 31 maggio 2010<br /><br /><i>Oggi mi sento in dovere di raccontare al pubblico di Appunti Digitali le decisioni che il governo italiano sta per prendere nel decreto legge del 26 Maggio (art. 7), in cui si discute la “soppressione e incorporazione di enti ed organismi pubblici”. L’intera manovra è molto discussa, ma in questo post mi limito a spiegare quello che sta succedendo alla ricerca, sperando di portare ad una riflessione.</i> <a href="http://www.appuntidigitali.it/10196/la-scienza-nellitalia-della-crisi/">[leggi tutto]</a><div><br /></div><div><div style="text-align: center;">------</div><div style="text-align: center;"><a href="http://www.appuntidigitali.it/10196/la-scienza-nellitalia-della-crisi/"><br /></a></div>La manovra è in fase di discussione finale e le notizie di questa mattina sembrano indicare che molti di questi istituti, grazie anche alla mobilitazione di scienziati e parte della società civile, continueranno ad esistere. Ma continuiamo a stare vigili. E soprattutto, continuiamo a respirare. <i>"Perché quando si annega il fiato è prezioso, e ciascuno è impegnato soltanto a salvarsi."</i> [cit. A.Bajani]</div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-59230936912388582692010-05-06T10:26:00.008+02:002010-09-19T16:27:15.827+02:00Eclissi in miniatura per scoprire nuovi mondi<div><br /></div>Le <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/lo-spettacolo-delle-eclissi-di-sole.html">eclissi solari</a> sono senza dubbio un evento affascinante e spettacolare: la Luna si frappone fra il Sole e la Terra nascondendo parzialmente o totalmente agli osservatori, per alcuni minuti, il disco solare. Quando l'eclissi è totale, la parte più esterna dell'atmosfera del Sole, chiamata corona solare, diventa visibile.<br /><br />Negli anni trenta del secolo scorso, l'astronomo francese Bernard Lyot sviluppò un sistema di maschere per simulare, ottimizzandolo, l'effetto di un'eclissi totale, al fine di studiare meglio e più a lungo la corona solare. Chiamò il suo strumento "coronografo". Con il progresso della tecnologia, si è pensato di "miniaturizzare" e raffinare i coronografi per mascherare non più la luce del Sole, ma quella delle stelle lontane, ed esplorarne così le vicinanze per cercare la presenza di uno o più pianeti.<br /><br />Al giorno d'oggi esistono molti tipi diversi di coronografo: alcuni cercano di concentrare tutta la luce della stella nella sua zona centrale, per mascherarla più efficacemente; altri cercano di sfruttare il fatto che la luce è composta da onde, ed è possibile farle interferire per annullarle a vicenda: se infatti le creste di queste onde sono perfettamente allineate, allora la loro somma sarà un'onda luminosa più intensa; se al contrario la cresta di una delle onde è allineata con la gola di un'altra, la somma di queste onde sfasate sarà un'onda di intensità nulla.<div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-qt8xDkT2lll4V6n_U88T2UeEg9ZZ39f53M8bZumho6AIGswTvy2jZ_7_XI4akUJNiUTVfTU6lANkcOS2B8NeaPDW9mCUnraBJIWqm6nVxB-kn_Q-DagXeGpMoKjhE3eHjX-EFitzZex0/s1600/Schermata-1.png"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 800px; height: 394px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-qt8xDkT2lll4V6n_U88T2UeEg9ZZ39f53M8bZumho6AIGswTvy2jZ_7_XI4akUJNiUTVfTU6lANkcOS2B8NeaPDW9mCUnraBJIWqm6nVxB-kn_Q-DagXeGpMoKjhE3eHjX-EFitzZex0/s800/Schermata-1.png" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5467532723965712130" /></a>Ulteriori tipi di coronografo sono in fase di studio, e prevedono di recuperare con un sistema di lenti la luce concentrata e mascherata, e registrarne l'immagine su un ologramma. L'ologramma è un dispositivo che consente di registrare non solo l'intensità della luce, come avverrebbe in una normale fotografia, ma anche l'informazione relativa alla posizione delle creste e delle gole delle onde luminose, che possono essere più o meno sfasate. Queste onde di luce recuperate dalla maschera, che appartengono alla luce della stella, vengono sottratte alla luce passata attraverso il coronografo, che appartiene sia alla stella che ad un eventuale pianeta. Le onde di luce della stella si annullano, mentre la luce del pianeta, che è sfasata rispetto a quella della stella, non viene cancellata e il pianeta diventa visibile.<br /><br />Finora sono stati scoperti oltre 400 <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/in-cerca-di-pianeti-extra-solari.html">pianeti extra-solari</a> utilizzando svariati metodi. Alcuni di essi, quelli orbitano intorno ad astri relativamente vicini, sono già stati osservati utilizzando i coronografi: si tratta di pianeti simili al nostro Giove in termini di distanza dalla stella ed intensità della luce riflessa. La difficoltà nell'osservare pianeti simili alla Terra sta appunto nella piccola distanza e nella debolezza della luce.</div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.nature.com/nature/journal/v464/n7291/fig_tab/nature09007_F2.html#figure-title"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 800px; height: 600px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKejH_AWeF-L1wK0Ans1rhLOfg1ZkHYnDH9RukgArXM_vcZrUUghU14FZZokVoCP1s37l1_r52Evi-5PDHJx-UmSoB10D9UpDWsPqfJBKvqbWFgVjp-LdtGlgsaLIpeCGLXcVK2jJWF7dM/s800/800px-444226main_exoplanet20100414-a-full.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5518630168796288658" /></a><br /><div><div style="text-align: left;">Facciamo un esempio: a 36 anni luce da noi si trova una stella di nome Gliese 436, provvista di un pianeta. Immaginiamo che questo pianeta ospiti una colonia di alieni che, curiosi del cosmo come noi, si siano equipaggiati con un telescopio analogo al <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/03/sta-per-compiere-19-anni-lhubble-space.html">telescopio spaziale Hubble</a>. Se questi alieni puntassero il loro potente strumento in direzione del nostro Sole, la Terra risulterebbe dieci miliardi di volte meno luminosa di esso. E se questo non fosse già sufficiente a rendere estremamente difficile l'osservazione della Terra intorno al Sole, c'è da aggiungere che la distanza in cielo dei due astri sarebbe piccolissima: appena quattro decimillesimi di grado (per confronto, la Luna misura circa mezzo grado). Sarebbe come cercare di osservare dalla Corsica una lucciola posta a dieci centimetri dalla Lanterna di Genova! Se però questi alieni avessero a disposizione un coronografo di ultima generazione, sicuramente si potrebbero accorgere, se non di noi, almeno del nostro piccolo pianeta.</div><br />Nell'attesa di ricevere eventuali notizie dai curiosi alieni del pianeta Gliese 436B, sta a noi cercare di migliorare le prestazioni dei coronografi e di altri, interessanti strumenti (come per esempio gli interferometri, cioè reti di telescopi collegati fra loro per avere immagini con una risoluzione sempre maggiore), tutto ciò per spingerci ancora più in profondità e cercare pianeti ancora più vicini alla loro stella, ancora meno luminosi, intorno a stelle ancor più lontane, e cercare di capire quanto gli altri sistemi solari siano simili al nostro.<br /><br />DAVIDE RICCI<br /><br /><i>Nelle immagini, lo schema del funzionamento di un coronografo per individuare pianeti intorno ad altre stelle mediante l'uso di un ologramma (in alto), e un'immagine dell'osservazione diretta di tre pianeti attorno alla stella HR8799 (in basso), effettuata usando un particolare tipo di coronografo detto "a vortice vettoriale", che sfrutta il fenomeno dell'interferenza per annullare la luce della stella (NASA/JPL-Caltech/Palomar Observatory). La scoperta, di E. Serabyn, D. Mawet & R. Burruss, è stata annunciata nel numero del 15 Aprile 2010 della rivista </i><a href="http://www.nature.com/nature/journal/v464/n7291/full/nature09007.html"><i>Nature</i></a><i>.</i></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-74879341757947793232010-03-25T11:56:00.002+01:002010-05-04T22:20:01.914+02:00Nascono i laboratori 2.0<i><span class="Apple-style-span" style="font-size:large;">Astronomi e biologi in testa tra i ricercatori che ricorrono all’aiuto del pubblico<br /></span></i><br />L’ultimo decennio ha visto una crescita esponenziale del fenomeno dei “citizen scientists”, membri del pubblico che prendono parte ad autentici progetti di ricerca, chiamati a raccolta dagli scienziati. A beneficiare di queste iniziative sono entrambi i gruppi: i ricercatori, che usufruiscono dell’aiuto massiccio di grandi schiere di osservatori, e il pubblico, che entra in contatto con le tematiche concrete della ricerca e può provare l’ebbrezza del “fare scienza”.<div><br />Nonostante la recente popolarità di questi progetti, l’idea di ricorrere all’aiuto di non-scienziati ha oltre un secolo. Dall’anno 1900 gli ornitologi americani coinvolgono periodicamente gli appassionati in giornate di osservazione, per contare e censire diverse specie di uccelli, e l’associazione americana di osservatori di stelle variabili lanciò pochi anni dopo un progetto simile, in cui il pubblico era parte attiva nel contare e monitorare, a occhio nudo, questo particolare tipo di stelle e le variazioni della loro luminosità.</div><div><br />Lo sviluppo dei computer negli ultimi decenni ha aperto nuove prospettive di ricerca, accelerando il progresso scientifico in molteplici discipline. Allo stesso tempo, la diffusione dei personal computer, insieme ai potenti strumenti del Web 2.0, ha partorito nuove idee su come coinvolgere il pubblico in entusiasmanti progetti di ricerca.</div><div><br /><a href="http://www.galaxyzoo.org/">Galaxy Zoo</a> è uno di questi progetti. Lanciato circa tre anni fa da un gruppo di astronomi britannici e statunitensi, ha lo scopo ambizioso di dare vere immagini astronomiche in mano al pubblico, che a sua volta deve classificare ciò che vi vede. </div><div><br />Le <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/le-galassie-vicine-e-lontane.html">galassie</a> nell’Universo hanno molteplici forme, proprio come gli animali di uno zoo, ma la maggior parte di esse può essere ricondotta a due morfologie principali: galassie a spirale o galassie ellittiche. La classificazione morfologica delle galassie va ben oltre la compilazione di un semplice catalogo, in quanto contiene informazioni sullo stato dinamico delle galassie: nelle spirali, le stelle ruotano intorno al centro in modo ordinato, mentre si muovono in modo molto più caotico in quelle ellittiche. Individuare quali e quante galassie appartengano all’una o all’altra classe, e le loro relative distribuzioni, è di estrema importanza per comprendere come esse si siano <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/leterogeneo-giardino-cosmico_21.html">formate ed evolute</a>.</div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.starstryder.com/wp-content/uploads/2008/01/picture-5.png"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 271px;" src="http://www.starstryder.com/wp-content/uploads/2008/01/picture-5.png" border="0" alt="" /></a><div>Le splendide fotografie di galassie relativamente vicine alla nostra lasciano pochi dubbi a chi le classifica, ma le sottigliezze morfologiche delle <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/12/galassie-particelle-ed-altri-traguardi_24.html">galassie più lontane</a>, le cui immagini hanno spesso l’aspetto di piccole macchioline informi, sono molto difficili da individuare. Inoltre, riconoscere forme è ancora uno dei campi in cui il cervello umano è superiore al computer. Alle prese con un milione di immagini di galassie lontane ed apparentemente informi, gli astronomi hanno deciso di rivolgersi al pubblico. Dal Luglio 2007, appassionati e non possono visionare le miriadi di immagini e, tramite un software molto semplice da utilizzare, catalogarle. </div><div><br />Nei primi giorni, 35,000 membri del pubblico avevano già classificato un milione e mezzo di galassie; la stessa galassia viene classificata più volte da diverse persone, per tener conto di possibili errori e incertezze. Una simile impresa sarebbe costata mesi di lavoro (e forse anche qualche diottria!) se fosse stata svolta da un singolo studente. Chiaramente rivolgersi al pubblico non riduce il lavoro degli astronomi, anzi permette loro di concentrarsi sulle fasi successive dell’analisi di un enorme campione di dati. Sono già stati pubblicati almeno una dozzina di articoli su riviste specializzate contenenti risultati basati sul prezioso lavoro compiuto dal pubblico, una schiera di oltre 200,000 persone provenienti da 170 diversi paesi.</div><div><br />La caccia nello zoo delle galassie continua: la versione aggiornata del sito propone ai visitatori una serie di domande per ciascuna immagine. Oltre alla classificazione in ellittiche o spirali, infatti, si può indicare la presenza di altri piccoli dettagli: quanti bracci ha la spirale, se è presente un anello, se può trattarsi di due galassie che si stanno scontrando e fondendo… E le novità non sono solo per il pubblico, ma anche per gli astronomi: sono infatti state aperte apposite posizioni per ricercatori, dedicate al coordinamento del Galaxy Zoo e allo sviluppo di simili progetti per il futuro.</div><div><br />Anche i biologi hanno imparato a sfruttare il ricorso ai “citizen scientists”. Uno dei progetti che ha riscosso maggior successo in questo campo si chiama <a href="http://fold.it/">Fold It</a> (tradotto “Piegala”). Lanciato nel 2008 da una collaborazione di informatici e biochimici della University of Washington, negli Stati Uniti, propone al pubblico un videogioco il cui scopo è disegnare proteine nel modo più efficiente possibile.</div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://fold.it/portal/site_files/theme/science/sheetoutofplace.png"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 234px;" src="http://fold.it/portal/site_files/theme/science/sheetoutofplace.png" border="0" alt="" /></a><div>Le proteine, elementi portanti del lavoro delle cellule, sono composte da lunghissime catene di componenti più piccole, dette amminoacidi. Esistono 20 tipi diversi di amminoacidi, ma a seconda di come sono disposti nella catena e della forma in cui questa è “piegata”, possono dare luogo a migliaia di proteine diverse. Poiché le proteine possono contenere fino a un migliaio di amminoacidi, il numero di possibili combinazioni e forme è immenso. Ricostruire la forma di molte proteine è uno degli obiettivi più importanti della biologia moderna, che chiaramente richiede enormi risorse e lunghissimi tempi di calcolo anche per i computer più potenti. Il progetto Fold It viene in aiuto, coinvolgendo il pubblico in un gioco che sfrutta la capacità del cervello umano di risolvere puzzle e problemi visivi per ottimizzare le possibili strutture di proteine. </div><div><br />Giocare, aiutare la ricerca e, allo stesso tempo, imparare qualcosa sulla biologia dei nostri corpi o sulla struttura delle galassie nell’universo: è questo il lavoro dei moderni “citizen scientists”.<br /><br />CLAUDIA MIGNONE</div><div><br /></div><div><i>Nelle immagini, l'interfaccia grafica di </i><a href="http://www.galaxyzoo.org/"><i>Galaxy Zoo</i></a><i> e </i><a href="http://fold.it/"><i>Fold It</i></a><i>.</i></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-88186984542425051882010-02-11T19:39:00.011+01:002010-05-04T22:30:05.931+02:00In diretta dall'universo<i><span class="Apple-style-span" style="font-size:large;">Terre del Cielo: un pianeta oggetto di un webcast inedito<br /></span></i><br />Sabato prossimo, 13 febbraio 2009, il <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/in-cerca-di-pianeti-extra-solari.html">pianeta extra-solare</a> XO-3b transiterà davanti alla stella intorno alla quale ruota. Il fenomeno in sé non ha nulla di spettacolare, in quanto il pianeta in questione completa un'intera orbita alla sua stella madre in meno di quattro giorni. Sul nostro pianeta, invece, l'evento sarà accompagnato da un'iniziativa di divulgazione senza precedenti: per la prima volta, infatti, un telescopio professionale osserverà il transito del pianeta e lo trasmetterà in diretta sul web.<div><br />Il progetto si chiama <a href="http://www.crabnebula.it/rc/prog_terre_del_cielo.htm">"Terre del Cielo"</a> e prende in prestito il nome dal titolo di un libro di Camille Flammarion, celebre astronomo e divulgatore francese vissuto a cavallo tra il XIX ed il XX secolo. Ovviamente le "terre", o pianeti, a cui si riferiva Flammarion nel 1877 erano quelli che ruotano intorno al Sole, gli unici noti all'epoca. Solo al 1995, infatti, risale la scoperta del primo degli oltre 400 pianeti attualmente conosciuti in orbita intorno ad altre stelle.</div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoEVL-JxJVWA1hi18Fba1tlDSIXbjdRBZ6R6Zg2rwINZVqr1pLBLJsWtxXabvjo7ZgxIbKXibVR6clkOI1iOXJmWhWezQApucxq7JKYO5dMfyF6YnOVVqGG3K42RfcSG_Qso3JDUS0OQZw/s1600/eso0638a.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 800px; height: 532px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoEVL-JxJVWA1hi18Fba1tlDSIXbjdRBZ6R6Zg2rwINZVqr1pLBLJsWtxXabvjo7ZgxIbKXibVR6clkOI1iOXJmWhWezQApucxq7JKYO5dMfyF6YnOVVqGG3K42RfcSG_Qso3JDUS0OQZw/s800/eso0638a.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5452900515871408066" /></a><div>La maggior parte dei pianeti appartenenti a questo novero, compreso XO-3b, protagonista dell'evento di sabato, sono stati individuati in modo indiretto, ovvero mediante osservazioni degli effetti da essi prodotti sulle proprietà delle rispettive stelle madri. A causa dell'enorme differenza tra l'enorme quantità di luce emessa da una stella e la pochissima luce riflessa da un pianeta, è infatti estremamente difficile osservare direttamente un pianeta extra-solare; quelli immortalati finora si contano sulle dita di una mano. </div><div><br /></div><div>La <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/07/la-ricerca-di-pianeti-extrasolari-dallo.html">tecnica del transito</a>, particolarmente intuitiva, è uno dei metodi indiretti più efficaci per rivelare l'esistenza di un pianeta intorno ad una stella: si basa sul fatto che, quando il pianeta, durante la sua orbita, si trova interposto tra la stella e noi, ne oscura parte della luce. La stella madre risulta quindi meno luminosa del solito, segno distintivo della presenza di uno o più pianeti alla sua corte. Anche se sabato non sarà dunque possibile "vedere" XO-3b mentre passa davanti alla sua stella madre, si potrà ammirare dal vivo la luminosità della stella mentre cala, e poi di nuovo aumenta, durante il transito del pianeta, ovvero quello che gli astronomi chiamano una "curva di luce", per una durata totale di circa tre ore.</div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.crabnebula.it/rc/immagini_terre_del_cielo/OSNanimkurzloop.gif"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 600px; height: 420px;" src="http://www.crabnebula.it/rc/immagini_terre_del_cielo/OSNanimkurzloop.gif" border="0" alt="" /></a><div>La scelta di trasmettere in diretta online proprio la curva di luce, uno degli strumenti effettivamente usati dai ricercatori in questo ambito, è particolarmente felice, in quanto coinvolge il pubblico nell'attività concreta degli astronomi contemporanei, mostrando che non si tratta certo di inguaribili romantici assorti nella contemplazione del firmamento, ma di moderni scienziati che, mediante conti, analisi e grafici di vario genere, cercano di capire ciò che accade nel resto dell'universo. </div><div><br /></div><div>Il pianeta XO-3b, scoperto nel 2007, è molto diverso dalla Terra, essendo un gigante gassoso con una massa pari a circa 12 volte quella di Giove, il più grande del Sistema Solare. La stella intorno a cui orbita, XO-3, è poco più grande del Sole e si trova a circa 850 anni luce da noi, nella costellazione della Giraffa; per osservare questo astro, troppo debole per essere visibile ad occhio nudo, occorre munirsi di un piccolo telescopio. </div><div><br /></div><div>A rendere possibile questa inedita diretta sarà il telescopio Ruths dell'Osservatorio di Brera a Merate, in provincia di Milano, dotato di uno specchio di 134 centimetri di diametro, a cui si uniranno anche il telescopio dell'Osservatorio di Palermo e tanti altri, più piccoli telescopi amatoriali. L'evento sarà trasmesso dal vivo sul sito <a href="http://www.crabnebula.it/">www.crabnebula.it</a> e sarà accompagnato da commenti e spiegazioni di alcuni astronomi in italiano, inglese e cinese. Anche grazie a questo tocco internazionale, gli organizzatori sperano di riuscire a coinvolgere un grande pubblico in questa osservazione "guidata" del passaggio di un altro mondo nel cielo.</div><div><br /></div><div>CLAUDIA MIGNONE</div><div><br /></div><div><i>Nelle immagini, un'illustrazione del transito di un pianeta simile a Giove davanti ad una stella poco più grande del nostro sole (ESO) e un'animazione che mostra come evolve la curva di luce di una stella durante il transito di un pianeta (crabnebula.it).</i></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-43044851946579665822010-01-28T19:23:00.003+01:002010-01-30T19:26:43.952+01:00Che succede?<div><br /></div><div>Questo è il primo giovedì, dopo mesi, senza un nuovo post che racconti l'universo ai lettori di A riveder le stelle... siamo tutti un po' impegnati, ma torneremo presto... e con nuovi progetti in mente!</div><div>Continuate a seguirci...</div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-66455733615876210182010-01-21T01:26:00.007+01:002010-01-30T19:22:17.978+01:00Living Planet: l'ESA si prende cura del nostro pianeta<div><br /></div>Uno degli obiettivi principali dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) è sempre stato quello dell'osservazione della <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/12/un-pianeta-abitato-il-nostro.html">Terra dallo spazio</a>. Tale compito è uno dei più immediati ritorni ed utilizzi dell'esplorazione spaziale per la vita quotidiana ed iniziò con il primo satellite meteorologico, Meteosat, nel 1977. A questo fece seguito tutta la serie di satelliti Meteosat ed Envisat che hanno contribuito ad aumentare la nostra comprensione sullo stato di salute della Terra ed hanno portato ad un monitoraggio quotidiano dei cambiamenti climatici ed ambientali durante questi decenni.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimgp4hohCNt-Nc_y9kClwJcsNGgu2QZIUUEVeGd0DY40tM6RZf6CMy007CA8wsfkIZlqiO29ewRYg4DDWDB9aDxvEs0U5oeTgkeJX1USBdMcz9iC6GL59-pikxVoZk5Ddr_kAhQxa3v1bX/s1600-h/Couv_10_H.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 556px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimgp4hohCNt-Nc_y9kClwJcsNGgu2QZIUUEVeGd0DY40tM6RZf6CMy007CA8wsfkIZlqiO29ewRYg4DDWDB9aDxvEs0U5oeTgkeJX1USBdMcz9iC6GL59-pikxVoZk5Ddr_kAhQxa3v1bX/s800/Couv_10_H.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5429357273912078338" /></a>La nostra comprensione e conoscenza del nostro stesso pianeta ha, in questo approccio, una fonte inestimabile di dati e misurazioni; inoltre, con il crescere della nostra conoscenza è richiesta anche una contemporanea crescita di accuratezza dei dati da analizzare e dei relativi satelliti che li collezionano. Il programma ESA "Living Planet" è volto proprio in questa direzione. In tale programma rientrano missioni di esplorazione, osservazione, monitoraggio e ricerca meteorologica della Terra. Al momento sono previste sei missioni di questa categoria, mentre altre tre sono in fase di studio.<br /><br />Le prime due, GOCE e SMOS sono state lanciate nel 2009, rispettivamente a Marzo e Novembre. GOCE è volta ad un’analisi, con accuratezza mai raggiunta, di tutte le deformazioni che allontanano la nostra Terra da una sfera perfetta. Ciò risulta in preziose informazioni anche sul modello del campo gravitazionale, sulla geodesia e sulla fisica dell'interno della Terra. SMOS, invece, è in orbita per raccogliere dati circa l'umidità del suolo e la salinità dell'oceano con lo scopo di migliorare la nostra comprensione del ciclo dell'acqua e contribuire alla previsione dei cambiamenti climatici, compresi quelli estremi e distruttivi, come tornado e cicloni.<br /><br />Nel febbraio 2010 è previsto il lancio di CryoSat-2. Il suo predecessore, CryoSat-1, non ha mai raggiunto la sua vera orbita a causa dell'esplosione del lanciatore nell’Ottobre 2005. La missione durerà almeno 3 anni ed avrà come scopo quello di monitorare ogni minima variazione spessore del ghiaccio polare con un’accuratezza del centimetro al fine di migliorare la nostra comprensione sull'impatto dei cambiamenti climatici. Il lancio di SWARM è previsto nel 2011; tale missione, a differenza di tutte le precedenti, si compone di una costellazione di 3 satelliti per studiare il campo magnetico ed i suoi cambiamenti, specchio di ciò che accade sotto la crosta del nostro pianeta.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIObpRbIkyMlSnqCgy6-ITeWLjkQxSrWuq-5pK1mUZmJR_2z6SYx6p54OszNT46W9y1xNsmS0JP33VOnozqghzpHnDgK3q12KYf3CQMW0mPIMBBL7QU6ZvD3o3pOoFdHj5BbrybRetjUT8/s1600-h/Earth.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 413px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIObpRbIkyMlSnqCgy6-ITeWLjkQxSrWuq-5pK1mUZmJR_2z6SYx6p54OszNT46W9y1xNsmS0JP33VOnozqghzpHnDgK3q12KYf3CQMW0mPIMBBL7QU6ZvD3o3pOoFdHj5BbrybRetjUT8/s400/Earth.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5429358188591388594" /></a>Le ultime due missioni ADM-Aeolus e EarthCARE sono previste per il 2011 e 2013 e sono volte a migliorare i nostri modelli per le previsioni meteo. La prima è mirata, in particolare, allo studio dei venti ed è vista come la prima missione di una serie dedicata a migliorare le misurazioni delle correnti atmosferiche. EarthCARE, invece, è una missione congiunta Europa-Giappone per migliorare i nostri modelli meteorologici numerici.<br /><br />Stiamo quindi vivendo un periodo di studi ed esplorazioni per capire meglio, magari da un punto di vista un po’ più generale, ciò che abbiamo quotidianamente sotto gli occhi e prenderci cura di casa nostra.<div><br /></div><div>PIERPAOLO PERGOLA<br /><br /></div><div><i>Nell'immagine in alto sono riassunti i principali obiettivi del programma Living Planet: la superficie della Terra, i processi che avvengono al suo interno, l'oceanografia e la geodesia (ESA). Nell'immagine in basso a destra, una fotografia del nostro pianeta scattata da un satellite in orbita intorno ad esso (NASA). </i></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-48161911022378153452010-01-21T01:09:00.005+01:002010-01-22T01:41:26.045+01:00Dobbiamo raccontare lo spazio<span style="font-style:italic;">A colloquio con Thales Alenia Space, sponsor dell'Anno Internazionale dell'Astronomia<br /></span><br />L’<a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/01/sara-lanno-dellastronomia.html">Anno Internazionale dell’Astronomia</a> è stata un’iniziativa globale che ha toccato 148 paesi durante l’intera durata del 2009, portando le scoperte e lo stupore di questa affascinante disciplina scientifica al cospetto del grande pubblico. A finanziare l’ambizioso progetto, fra gli altri sponsor, troviamo Thales Alenia Space, la società franco-italiana leader europea per i sistemi satellitari. Alla <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2010/01/oltre-lanno-dellastronomia.html">cerimonia di chiusura</a> dell’evento, tenutasi a Padova pochi giorni fa, abbiamo incontrato Vincenzo Giorgio, responsabile della linea di business, osservazione ottica e scienza della società.<br /><br /><b>Cosa ha portato Thales Alenia Space a diventare uno dei tre principali sponsor dell’Anno Internazionale dell’Astronomia, insieme a Celestron, produttore di telescopi ed elementi ottici, e al canale televisivo satellitare History?</b><br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwJb1dopHCwRsvqvudOgezeK_v7-yuj9ea29Or_-mR-7K4716BMCcbWGavrBJbU4CL7n9q2LIH8XINNlTNbAWGmW8fyCJiUpxUFoy0z4ggKJCrL2mHPCEiwzcPPovsqCQ1mHOUEhSAcGdp/s1600-h/Herschel_Planck_2.jpg.24101.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 278px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwJb1dopHCwRsvqvudOgezeK_v7-yuj9ea29Or_-mR-7K4716BMCcbWGavrBJbU4CL7n9q2LIH8XINNlTNbAWGmW8fyCJiUpxUFoy0z4ggKJCrL2mHPCEiwzcPPovsqCQ1mHOUEhSAcGdp/s400/Herschel_Planck_2.jpg.24101.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5429353675613649490" /></a>La nostra società è da sempre in prima fila per quanto riguarda la ricerca astronomica. Oltre il 10 percento delle nostre attività, infatti, sono dedicate alla scienza dello spazio. Tra gli esempi più recenti di progetti a cui abbiamo partecipato, ricordiamo i satelliti <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/il-cammino-di-planck-e-herschel.html">Planck e Herschel</a>, lanciati nel <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/una-nuova-era-per-la-cosmologia.html">maggio scorso</a> e dedicati allo studio dell’universo primordiale, e il satellite <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/07/la-ricerca-di-pianeti-extrasolari-dallo.html">CoRoT</a>, che circa un anno fa ha annunciato le sue prime scoperte nell’ambito della ricerca di <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/in-cerca-di-pianeti-extra-solari.html">pianeti al di fuori del sistema solare</a>. Chiaramente la nostra parte di ogni progetto si esaurisce con il lancio del satellite, ma siamo ben consapevoli che, dal punto di vista degli astrofisici, quel momento rappresenta solo l’inizio di una lunga serie di nuove ed entusiasmanti scoperte.<br /><br /><b>L’Anno Internazionale dell’Astronomia, però, non è tanto un’iniziativa rivolta alla comunità scientifica quanto più un insieme di attività di divulgazione e sensibilizzazione del grande pubblico verso le tematiche della ricerca astronomica. Cosa ha spinto Thales Alenia Space a sostenere questo progetto?<br /></b><br />Una maggiore consapevolezza dei cittadini circa le problematiche più attuali della ricerca scientifica si traduce in una maggiore disponibilità dei cittadini stessi dinanzi all’investimento di risorse in quegli ambiti. Ciò è vitale per gli scienziati e, al tempo stesso, rappresenta per noi una maggiore domanda, in quanto il mondo scientifico si rivolge a noi per lo sviluppo e la realizzazione di elementi tecnologici all’avanguardia, necessari per spingere sempre più lontano i traguardi della ricerca. Una volta sviluppata ed acquisita, questa tecnologia è disponibile per essere utilizzata in prodotti commerciali, ricadendo di nuovo sulla popolazione. La lista delle conquiste tecnologiche che sono state raggiunte unicamente per soddisfare le esigenze degli scienziati e che sono poi diventate di uso comune è lunghissima e comprende prodotti di ogni genere, tra cui finanche i materiali dei pannolini per bambini, sviluppati inizialmente per gli astronauti nello spazio.<br /><br /><b>Ricadute sulla società a parte, quali sono i progetti astronomici in cui Thales Alenia Space sarà maggiormente coinvolta nell’immediato futuro?</b><br /><br />Siamo direttamente coinvolti in molteplici progetti. Tra i più spettacolari, ricordiamo <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/09/losservatorio-alma-un-passo-dal-cielo.html">ALMA</a>, un osservatorio astronomico per osservazioni nelle onde radio, composto da oltre 60 antenne e attualmente in costruzione nel deserto del Cile, ed EXOMARS, una missione che atterrerà su Marte e preleverà campioni di roccia dal sottosuolo del “pianeta rosso” per comprenderne meglio la composizione e trovare eventuali <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/e-certo-ce-vita-nel-cosmo.html">tracce di forme di vita</a> passate e/o presenti. Si tratta di progetti molto lunghi, che durano spesso oltre un decennio. Ma la soddisfazione dinanzi ai risultati ottenuti è sempre un’emozione indimenticabile.<div><br /></div><div>CLAUDIA MIGNONE</div><div><br /></div><div><i>Nell'immagine, i satelliti Planck (a sinistra) e Herschel (a destra), che scrutano l'universo il primo nella banda delle microonde, il secondo nell'infrarosso. Lanciati dall'ESA nel maggio 2009, sono attualmente operativi ad un milione e mezzo di chilometri dalla Terra. Immagine ESA e AOES Medialab.</i></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-92034616114398074662010-01-14T20:57:00.005+01:002010-01-14T21:12:57.070+01:00Oltre l'Anno dell'Astronomia<div><br /></div><div>L'<a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/01/sara-lanno-dellastronomia.html">Anno Internazionale dell'Astronomia</a> è giunto alla sua conclusione e, per celebrare i successi ottenuti, astronomi ed organizzatori si sono riuniti lo scorso fine settimana a Padova. Il titolo del convegno di chiusura, <a href="http://www.beyond2009.org/">Beyond Astronomy 2009</a>, racchiude la speranza che il network messo insieme durante questo lungo anno, fatto di scienziati, appassionati e cittadini di ogni continente, possa propagarsi anche negli anni a venire.</div><div><br /></div><div>Non è un caso che il convegno sia coinciso con l'esatto anniversario dalle prime, <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/una-notte-con-galileo.html">rivoluzionarie osservazioni</a>, da parte di Galileo, dei satelliti di Giove, le cosiddette Lune Medicee, effettuate a partire dal 7 gennaio 1610. Nella stessa aula dove Galileo, quattro secoli fa, aveva insegnato matematica e fisica in quella che era la più libera istituzione universitaria italiana dell'epoca, sono state presentate le iniziative più innovative ed originali di questo progetto che ha visto 148 nazioni della Terra coinvolte nell'organizzazione di eventi per sensibilizzare il pubblico alla riscoperta del cielo. </div><div><br /></div><div>Le lezioni imparate sono state molteplici, e la maggior parte dei progetti realizzati, sia globalmente che localmente, nell'ambito dell'iniziativa riusciranno a continuare, in forma invariata o leggermente diversa. Uno degli scopi dell'Anno dell'Astronomia era quello di diffondere l'astronomia nei paesi in via di sviluppo, utilizzandola come strumento di motivazione allo studio per i più giovani ma anche facilitandone l'insegnamento a livello scolastico ed accademico. I contributi dei responsabili dell'iniziativa in paesi come Mozambico, Honduras, Egitto, India hanno mostrato che, con enorme dedizione e (purtroppo) limitatissimi fondi, è stato possibile raggiungere diversi risultati significativi. </div><div><br /></div><div>Per mantenere vivo un network così esteso, forse uno dei più grandi al mondo per quanto riguarda la comunicazione della scienza, occorrono risorse economiche ed impegno costante. Ma lasciar dissolvere i frutti del lavoro seminato durante il 2009 non è all'ordine del giorno. "Speriamo di non dover più organizzare cerimonie di chiusura in futuro," scherza Tommaso Maccararo, presidente dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, durante il suo intervento, augurandosi che non si tratti solo di un anno, ma "del Millennio dell'Astronomia".</div><div><br /></div><div>CLAUDIA MIGNONE</div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-FwbJNb97pDac3eIBkeHEuedK6nypTV5VnYf1bRzyFmlt85mPpZu3tHXds0z1fLy1sXSYbohIDDqQvv0L2h940X6TEZhkZhUJ4nX9pIV4Mnutrk_oGAJZ79wskgsCMKRsImBpKpcMEpCx/s1600-h/L1030522.JPG"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 800px; height: 450px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-FwbJNb97pDac3eIBkeHEuedK6nypTV5VnYf1bRzyFmlt85mPpZu3tHXds0z1fLy1sXSYbohIDDqQvv0L2h940X6TEZhkZhUJ4nX9pIV4Mnutrk_oGAJZ79wskgsCMKRsImBpKpcMEpCx/s800/L1030522.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5426688385870985682" /></a><br /><i>Nell'immagine, uno dei due cannocchiali originali usati da Galileo, esposto a Padova in occasione del convegno Beyond Astronomy 2009 e solitamente custodito presso il Museo di Storia della Scienza di Firenze.</i>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-8567376889341707392010-01-07T00:00:00.005+01:002010-02-03T01:03:50.773+01:00Cinque nuovi, invivibili mondi<span style="font-style:italic;">Ecco i primi pianeti scoperti dal satellite Kepler<br /></span><br />Il satellite <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/07/la-ricerca-di-pianeti-extrasolari-dallo.html">Kepler</a>, lanciato dalla NASA nel marzo del 2009, inizia a dare i suoi primi frutti. I responsabili della missione spaziale, in cerca di <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/in-cerca-di-pianeti-extra-solari.html">pianeti al di fuori del nostro Sistema Solare</a>, hanno infatti annunciato le prime scoperte lo scorso lunedì, in occasione del meeting annuale dell’American Astronomical Society, che ha luogo in questi giorni a Washington.<div><br />Cinque nuovi pianeti, in orbita intorno a stelle lontane oltre 100 anni luce dal nostro Sole, sono stati individuati durante i primi mesi di osservazioni effettuate da Kepler, e vanno così ad aggiungersi al novero di pianeti extra-solari già scoperti finora, che ammonta ad oltre 400. Grazie a questi progressi, ottenuti soltanto negli ultimi 15 anni, gli astronomi possono comprendere meglio come pianeti, e sistemi planetari come il nostro, si formino intorno alle stelle.<br /><br /></div><div>I nuovi mondi scoperti da Kepler sono molto diversi dal nostro pianeta: sono infatti molto più grandi ed estremamente più caldi della Terra. Quattro di loro sono addirittura più grandi di Giove, il più grande dei pianeti alla corte del Sole, e solo uno di essi è leggermente più piccolo, avvicinandosi come dimensioni a un altro gigante del Sistema Solare, Nettuno.</div><div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhx4pj_UgG5qf-neIE7S8RyObqHKIqL3tuPFW0071sU4k4epWSRvelFsvVlPtThBq7a-U-HxlNcaAt01XjFtIiiXSL1z7OL-j-l69Rvt3H0iHYQzpYtsP_ANrWDf7Ed32dsxyDfzK5c7SYa/s1600-h/1.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 800px; height: 438px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhx4pj_UgG5qf-neIE7S8RyObqHKIqL3tuPFW0071sU4k4epWSRvelFsvVlPtThBq7a-U-HxlNcaAt01XjFtIiiXSL1z7OL-j-l69Rvt3H0iHYQzpYtsP_ANrWDf7Ed32dsxyDfzK5c7SYa/s800/1.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5423743092024436706" /></a><br /></div><div>Date le loro elevate temperature, di oltre 1200 gradi, ipotizzare che questi pianeti ospitino <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/e-certo-ce-vita-nel-cosmo.html">forme di vita</a> di tipo “terrestre” è praticamente impossibile. Lo scopo della missione Kepler è tuttavia più ambizioso: nei prossimi tre anni di osservazioni è probabile che gli astronomi riescano ad individuare qualche pianeta simile al nostro, in qualche angolo della nostra Galassia.<br /><br /></div><div>Il fatto che i primi pianeti scoperti siano dei giganti è un “inconveniente” del metodo utilizzato per trovarli. Infatti, Kepler si avvale della cosiddetta tecnica del “transito”: quando un pianeta passa davanti alla stella intorno a cui ruota, questa diventa ovviamente meno luminosa, in quanto la sua luce è oscurata da parte del pianeta. Osservando centinaia di migliaia di stelle per lunghi periodi, gli astronomi studiano come le loro luminosità variano e così possono rivelare la presenza di uno o più pianeti intorno ad esse.<br /><br /></div><div>Più un pianeta è grande, più marcato sarà il suo oscuramento della stella e, dunque, più facile la sua scoperta. Ma la dimensione non è tutto: anche la distanza dalla stella è molto importante. Tutti questi mondi si trovano estremamente vicini al loro Sole, e per compiere un’intera orbita intorno ad esso impiegano soltanto qualche giorno; in confronto, la Terra impiega un anno e Mercurio, il pianeta più vicino al nostro Sole, impiega circa tre mesi per completare una cosiddetta rivoluzione.<br /><br /></div><div>La vicinanza di questi pianeti alla stella che li ospita è quindi un altro fattore che ne facilita la scoperta: orbitando così velocemente intorno ad essa, la oscurano molto spesso, ed è quindi molto probabile che l’oscuramento sia notato dagli astronomi in tempi di osservazione compatibili con quelli umani. Un pianeta che impieghi mesi o anni a completare un’orbita intorno alla propria stella risulta invece elusivo, ma non del tutto impossibile da individuare.<br /><br /></div><div>“È solo una questione di tempo,” ha dichiarato Jon Morse, il direttore della Divisione Astrofisica presso il quartier generale della NASA a Washington. “Le prossime osservazioni effettuate con Kepler scopriranno pianeti con orbite sempre più grandi, finché non troveremo finalmente un analogo della Terra.”<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxXOzdkWlbS07qyxgm821x4v20oK2QI7iykXsSwtpa2o7YXG-btHRWFQEwTPsg-dV8DdESIcgwaY3fqRaGugaxEroNt6jjWvzAjfjrdlIdl1k2mWggHibkNt2faELMnwuGkove7N7sh5vw/s1600-h/3.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 300px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxXOzdkWlbS07qyxgm821x4v20oK2QI7iykXsSwtpa2o7YXG-btHRWFQEwTPsg-dV8DdESIcgwaY3fqRaGugaxEroNt6jjWvzAjfjrdlIdl1k2mWggHibkNt2faELMnwuGkove7N7sh5vw/s800/3.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5423743441954665266" /></a></div><div>Scoprire pianeti situati a distanze “ragionevoli” dalla stella intorno a cui orbitano è un passo cruciale nella ricerca di altri mondi che possano teoricamente ospitare forme di vita. La cosiddetta “zona abitabile” definisce la distanza esatta, intorno ad una stella, in cui la temperatura è tale da garantire l’esistenza di acqua allo stato liquido sulla superficie di un pianeta. Per il nostro Sole, questa distanza corrisponde all’orbita della Terra: più lontano o più vicino, e la vita “così come la conosciamo” non sarebbe stata possibile.<br /><br /></div><div>Nessuno degli oltre 400 pianeti scoperti finora si trova nella “zona abitabile” della propria stella, ma gli astronomi confidano in Kepler e sperano che riuscirà ad individuarne qualcuno nei prossimi anni. Ma la domanda circa l’esistenza di vita nell’universo non si esaurisce nella ricerca di forme viventi simili a quelle presenti sul nostro pianeta. “In altre zone di questo universo, è facile da realizzare, esiste tutto ciò che io non riesco ancora ad immaginare,” cantavano i Bluvertigo una decina di anni fa. Lasciamoci sorprendere dall’inimmaginabile.<br /></div><div><br /></div><div>CLAUDIA MIGNONE</div><div><br /></div><div><i>Nell'immagine in alto, i cinque nuovi pianeti scoperti dal satellite Kepler e le loro dimensioni, confrontate con quelle di Giove e della Terra; in basso, una rappresenzatione artistica di uno dei cinque, invivibili nuovi mondi. Fonte: NASA/JPL-Caltech/T. Pyle (SSC)</i></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-27291433187457580092009-12-31T21:56:00.013+01:002010-01-06T22:41:54.029+01:00Bilancio di un anno e... buon 2010!<div><br /></div>Sta per finire il 2009 e dovunque mi guardi intorno, siti, blog, quotidiani, riviste, stilano il solito bilancio dell'anno, riassumendo le principali notizie e preparandosi al prossimo giro del nostro pianeta intorno al Sole... sarà forse il caso di farlo anche per questo blog?<br /><br /><div>È stato un lungo anno, questo <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/01/sara-lanno-dellastronomia.html">Anno dell'Astronomia</a> 2009... non avevamo mai scritto per il pubblico e riuscire a tenere uno spazio regolare per un anno intero era una grande sfida che sembrava quasi impossibile da sostenere... quando i primi di noi hanno iniziato a pensare seriamente a questa idea, quando l'abbiamo proposta ai ragazzi del <a href="http://www.denaro.it/">Denaro</a>, non sapevamo bene che forma avrebbe preso... ma poi, grazie alla partecipazione di tanti amici e colleghi, siamo riusciti a mantenere la parola! </div><div><br /></div><div>Ed è così che "A riveder le stelle" ha raccontato, settimana dopo settimana, tanti pezzetti del nostro Universo, a partire dagli oggetti più piccoli e prossimi a noi - la nostra <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/12/un-pianeta-abitato-il-nostro.html">Terra</a>, le <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/la-cometa-lulin-nei-nostri-cieli.html">comete</a>, i <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/una-notte-con-galileo.html">pianeti e satelliti</a> vicini - passando per le stelle, dalla <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/viaggio-al-centro-delle-nubi-dove.html">nascita</a> fino alla <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/03/come-muore-una-stella.html">morte</a>, per poi arrivare ai più grandi e lontani agglomerati cosmici - le <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/le-galassie-vicine-e-lontane.html">galassie</a>, gli <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/11/gli-oscuri-ammassi-di-galassie.html">ammassi di galassie</a>, la <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/leterogeneo-giardino-cosmico_21.html">struttura dell'Universo su grande scala</a> e la sua <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/un-universo-in-continua-espansione.html">espansione</a> - cercando di capire perché tutti questi corpi sono <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/12/amici-e-compagni-celesti.html">distribuiti proprio in questo modo</a>.</div><div><br /></div><div>Abbiamo presentato i telescopi più all'avanguardia, che scrutano il cielo in diverse bande dello spettro elettromagnetico, dalle <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/09/losservatorio-alma-un-passo-dal-cielo.html">onde radio</a> ai <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/11/gli-energetici-raggi-gamma.html">raggi gamma</a>, passando per un telescopio che ricorda un <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/il-grande-binocolo-che-scruta-il-cielo.html">grande binocolo</a> e per un osservatorio <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/attenzione-telescopio-bordo.html">a bordo di un aeroplano</a>, senza dimenticare l'<a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/09/aggirare-latmosfera-con-lottica.html">ottica adattiva</a>, la potente tecnica utilizzata per ridurre gli effetti nocivi della turbolenza atmosferica sulle immagini astronomiche.</div><div><br /></div><div>Abbiamo inoltre raccontato le ultime news per quanto riguarda sonde e satelliti che scrutano il cosmo al di fuori della Terra: il <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/una-nuova-era-per-la-cosmologia.html">lancio del satellite Planck</a>, che osserva la <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/planck-e-la-radiazione-cosmica-di-fondo.html">radiazione cosmica a microonde</a>, la <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/09/il-telescopio-spaziale-hubble-vede.html">riparazione del Telescopio Spaziale Hubble</a>, l'ultimo passaggio vicino al nostro pianeta della <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/11/inseguendo-una-cometa-per-decifrare-le.html">sonda Rosetta</a>, che studierà una cometa molto, ma molto da vicino.</div><div><br /></div><div>Abbiamo provato anche a spiegare lo stato attuale della nostra conoscenza a proposito della composizione dell'Universo, cominciando dall'<a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/04/siamo-polvere-di-stelle.html">origine degli elementi</a> presenti sulla Terra fino alla <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/gli-ingredienti-delluniverso.html">materia oscura ed energia oscura</a>, che permeano l'Universo ma della cui natura si sa ancora poco, passando per gli elusivi <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/intervista-un-ricercatore-napoletano.html">neutrini</a> e le particelle oggetto di studio di acceleratori come il <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/12/aspettando-la-particella-di-higgs.html">Large Hadron Collider</a>.</div><div><br /></div><div>Abbiamo anche enumerato le tecniche per individuare altri <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/in-cerca-di-pianeti-extra-solari.html">pianeti fuori del Sistema Solare</a>, passando in rassegna i <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/07/la-ricerca-di-pianeti-extrasolari-dallo.html">telescopi spaziali dedicati a questa ricerca</a> e interrogandoci sulla possibilità che la <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/e-certo-ce-vita-nel-cosmo.html">vita esista altrove nell'Universo</a>.</div><div><br /></div><div>Abbiamo celebrato due anniversari significativi - i 40 anni da quello che è passato alla storia come <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/08/luomo-e-la-scienza-oltre-la-luna.html">il primo "allunaggio"</a> e i 90 anni dall'<a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/novanta-anni-e-piu-di-relativita_04.html">esperimento che confermò la teoria della Relatività Generale</a> di Einstein - e abbiamo proposto una riscoperta del cielo anche ad occhio nudo - <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/la-cometa-lulin-nei-nostri-cieli.html">comete</a>, <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/lo-spettacolo-delle-eclissi-di-sole.html">eclissi</a>, <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/09/scie-di-luce-nel-cielo-di-agosto_1580.html">"stelle cadenti"</a> - in ricordo di un altro anniversario notevole, i 400 anni dalle <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/una-notte-con-galileo.html">prime osservazioni di Galileo</a> (e dalle accese <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/il-teatro-racconta-la-scienza.html">dispute che ne conseguirono</a>).</div><div><br /></div><div>Abbiamo tenuto sempre un occhio sulla fisica che si cela dietro alle splendide immagini del cosmo, tentando di spiegare il significato di parole come <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/universo-misterioso-i-buchi-neri.html">buchi neri</a>, <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/piu-luminosi-delle-stelle-i-quasar.html">quasar</a>, <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/le-lenti-gravitazionali.html">lenti gravitazionali</a>, <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/04/ho-visto-cose-che-voi-umani.html">lampi di raggi gamma</a>, <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/caos-nel-sistema-solare.html">teoria del caos</a>...</div><div><br /></div><div>Abbiamo imparato tanto in questo anno, e speriamo di essere anche riusciti (almeno un pochino) nell'intento di raccontare cosa sia davvero la ricerca nel campo dell'astronomia. Speriamo che anche i nostri lettori abbiano imparato qualcosa e che si siano divertiti nel seguirci.</div><div><br /></div><div>Cosa sarà di questo blog il prossimo anno, ancora non lo sappiamo... per scoprirlo, continuate a seguirci... buon 2010 a tutti i lettori di "A riveder le stelle" !!</div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-89994607720773282062009-12-24T11:47:00.009+01:002009-12-24T12:27:43.533+01:00Galassie, particelle ed altri traguardi<div><br /></div><div>Leggendo le news scientifiche riportate dai principali media, si ha spesso l’impressione che la ricerca sia una grande gara: chi arriva primo al traguardo sarà ricordato per sempre, e dopo una grande scoperta i casi sono archiviati. Di solito non si tratta di una descrizione fedele della realtà. Talvolta, però, l’atmosfera di gara contro il tempo non è soltanto il succo del messaggio filtrato dai mezzi di comunicazione, ma fa parte della routine stessa degli scienziati. Almeno, qualche volta. Vediamone alcuni esempi molto recenti.</div><div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjL2moogX5kr0X15yXqX9s8wN8QBuvWGez3T_vMrabmZOkE3WnNiIQ26HvXxD2s66RDIvwa4rJD2wawn1p8PJlUavzvsH7nVE_WuqA1WfZzKnGDG1VUzqI9tcWsjPH7kykdgOfy904cnQ2D/s1600-h/heic0916a.jpg" style="text-decoration: none;"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 600px; height: 522px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjL2moogX5kr0X15yXqX9s8wN8QBuvWGez3T_vMrabmZOkE3WnNiIQ26HvXxD2s66RDIvwa4rJD2wawn1p8PJlUavzvsH7nVE_WuqA1WfZzKnGDG1VUzqI9tcWsjPH7kykdgOfy904cnQ2D/s800/heic0916a.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5418753879111301170" /></a></div><div>Lo scorso maggio, il <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/03/sta-per-compiere-19-anni-lhubble-space.html">Telescopio Spaziale Hubble</a> è stato visitato da un team di astronauti che hanno sostituito e riparato alcuni dei suoi strumenti, aumentando enormemente le sue già elevate prestazioni. Il potente occhio che scruta il cosmo al di fuori della nostra atmosfera è <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/09/il-telescopio-spaziale-hubble-vede.html">risorto a nuova vita</a>, ed ha compiuto numerose osservazioni durante l’estate. Uno degli obiettivi più ambiti dagli astronomi è il cosiddetto Hubble Ultra Deep Field, il campo estremamente profondo: si tratta di una fotografia del cielo ottenuta esponendo per oltre 48 ore, per cercare di captare la luce delle galassie più lontane da noi, tra le prime ad essersi formate nell’Universo. Già il “vecchio” Hubble, prima dell’installazione dei nuovi strumenti, aveva ottenuto immagini spettacolari, individuando galassie formatesi solo 800 milioni di anni dopo il Big Bang, e i risultati promessi dai nuovi strumenti erano attesi con gran trepidazione. I primi dati sono stati resi pubblici lo scorso 9 settembre all’intera comunità scientifica. Solo due giorni dopo, nel database dove gli astronomi caricano i loro articoli scientifici, c’erano già quattro articoli che riportavano la scoperta delle galassie più lontane mai viste finora, formatesi tra 700 e 550 milioni di anni dopo il Big Bang. Per ottenere questi numeri, i membri dei gruppi che hanno presentato questi lavori raccontano di aver lavorato ininterrottamente per 48 ore all’analisi dei dati: probabilmente parte del lavoro era già pronto, ed aspettavano soltanto i dati veri per tirare fuori i numeri. Dopo oltre tre mesi, quei primi risultati non sono ancora stati del tutto confermati, mentre gli articoli pubblicati sull’argomento sono aumentati, sia in numero che in accuratezza dell’analisi. In fondo, non importa trovare “la” galassia più lontana, anche se forse quello è il (momentaneo) traguardo che rimane impresso nella memoria collettiva. I risultati interessanti per comprendere la formazione delle galassie e l’intera storia del nostro universo si ottengono individuando “tante” galassie lontane e non in due giorni, ma in settimane e mesi di lavoro.</div><div><br /></div><div>Analogamente, le ultime settimane hanno visto una simile corsa nel campo della fisica delle particelle. L’acceleratore <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/12/aspettando-la-particella-di-higgs.html">LHC</a> (di cui ci siamo occupati la settimana scorsa) ha iniziato a funzionare al CERN di Ginevra, anche se ancora a basse energie. Le prime collisioni di protoni sono avvenute il 23 novembre, e soltanto cinque giorni dopo un articolo che riportava i risultati ottenuti era già pronto per la pubblicazione, firmato da un’immensa collaborazione di fisici che in quei giorni hanno lavorato non-stop. Anche in questo caso, tanta parte del lavoro era già stata preparata da mesi, e si aspettavano con ansia i dati da buttare in pasto all’analisi per tirare fuori i primi numeri. La corsa ad essere i “primi” ha accelerato il lavoro, anche se si dovranno aspettare ancora mesi per il risultato principale atteso dall’esperimento, ovvero la conferma (o meno) che la cosiddetta particella di Higgs esista, e le conseguenti implicazioni sulle teorie fisiche fondamentali. </div><div><br /></div><div>Lo scorso giovedì, inoltre, sono stati annunciati i risultati di un altro importante esperimento per la fisica delle particelle, condotto negli Stati Uniti e dedito a cercare di individuare, in laboratorio, la cosiddetta <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/gli-ingredienti-delluniverso.html">materia oscura</a> che gli astrofisici ritengono pervada l’universo. L’esperimento si chiama CDMS (Cryogenic Dark Matter Search) e si trova in una miniera, quasi un chilometro sottoterra, nel Minnesota. Ma già una decina di giorni prima dell’annuncio stesso, la comunità scientifica era in gran fermento. Prima di conoscere la natura stessa dei nuovi dati che stavano per essere pubblicati, ma basandosi semplicemente sulla notizia che “alcuni” dati sarebbero stati annunciati a proposito della materia oscura, almeno tre gruppi nel mondo avevano già iniziato a preparare articoli analizzando le possibili conseguenze teoriche di questi risultati! Alla fine, l’annuncio non è stato epocale come ci si aspettava: due osservazioni compiute con CDMS “potrebbero” essere spiegate con la materia oscura, ma non necessariamente. C’è bisogno di ulteriori osservazioni e, ovviamente, di lunghe analisi per interpretare i risultati ottenuti.</div><div><br /></div><div>Perché correre, dunque? Per essere i primi a trovare la galassia più lontana, la particella più elusiva? Per accontentare dei mezzi di comunicazione affamati di notizie che dimenticano il giorno successivo? Dopo un anno passato dietro le fila di questa rubrica, porsi queste domande è naturale. Abbiamo provato a proporre, con “a riveder le stelle”, uno spazio alternativo, che ai racconti di gare e traguardi sostituisse una riflessione più attenta sulla scienza nascosta dietro ogni risultato. Speriamo di esserci riusciti, almeno un pochino. Colgo l’occasione per salutare tutti i lettori e ringraziare tutti i collaboratori che hanno scritto durante questo lungo <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/01/sara-lanno-dellastronomia.html">Anno dell’Astronomia 2009</a>.</div><div><br /></div><div>CLAUDIA MIGNONE</div><div><br /></div><div><div><i>Nell'immagine, la versione più recente dell'Hubble Ultra Deep Field, realizzata tramite osservazioni nella banda infrarossa per catturare la luce delle galassie più lontane, tra le prime a formarsi nell'universo. Per capire la profondità di queste osservazioni, si pensi che i lati dell'immagine, nel cielo, sono circa 12 volte più piccoli del diametro della Luna! (NASA, ESA, and the HUDF09 Team)</i></div></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-36281626996602530712009-12-24T11:44:00.005+01:002010-01-22T01:34:38.229+01:00Gli scienziati e i popoli<span class="Apple-style-span" style="font-size:large;"><i>Bilancio di una delicata convivenza dopo Copenaghen<br /></i></span><br />Lo studio dei corpi celesti e della fisica che caratterizza i loro meccanismi di formazione e di evoluzione ha rappresentato un importante campo della ricerca scientifica del XX secolo. La scoperta dei <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/03/come-muore-una-stella.html">processi fisici che stanno alla base del riscaldamento del nostro Sole</a> – le reazioni nucleari, e quindi indirettamente della superficie terrestre per irraggiamento, ha portato gli scienziati della prima metà del secolo scorso a costruire il tremendo ordigno nucleare. Un migliore e più pacifico impiego di queste tecnologie è stato poi, quello di sfruttare l'energia rilasciata dalle reazioni nucleari per avviare le ormai tanto dibattute e discusse centrali nucleari. Oggigiorno varie analisi e tecnologie sono in fase di sviluppo per ottimizzare l'impiego dei pannelli solari e fotovoltaici ad un uso domestico e per un impiego maggiormente eco-compatibile. Voglio sottolineare quindi con questi esempi che la fisica e l'astrofisica non sono studi lontani dalla società ma anzi sono strettamente correlati allo sviluppo e miglioramento delle nostre condizioni e dei nostri stili di vita.<br /><br />Diverse ricerche concordano sul fatto che le città in cui viviamo sono sempre più inquinate e piene di anidride carbonica (CO2), l'impiego delle vecchie tecnologie al carbone deve essere rimpiazzato con qualcosa di nuovo e più eco-sostenibile, considerando sopratutto il crescente fabbisogno delle nuove superpotenze, e super-popolate, Cina, India e Brasile.<br /><br />Penso quindi che ad uno scienziato bisognerebbe dare la possibilità di poter dire la sua, di poter giudicare scelte politiche e governative, e proporre alternative rispetto a quelle principalmente guidate da interessi economici e di mercato fatte dai capi di Governo.<br /><br />A questo proposito vorrei portare alla luce un episodio recentemente avvenuto durante i giorni del vertice sul clima e riscaldamento globale tenutosi a Copenaghen. Nella capitale danese nei giorni scorsi si sono riuniti centoventi capi di Stato e di Governo, trentamila accreditati, quindicimila delegati e oltre cinquemila giornalisti per discutere, analizzare e capire verso che direzione bisogna tutti insieme muoversi per evitare il continuo aumento di CO2 e il riscaldamento globale al quale siamo tutti soggetti. Varie sono state le personalità e gli scienziati che si sono succeduti sui palchi e in mezzo ai forum di discussione del “Bella Center”. Tra i cosiddetti tecnici interessati a portare il loro contributo vi era anche Luca Tornatore. Luca è un ricercatore in astrofisica presso l'Osservatorio Astronomico di Trieste, è autore di una ventina di pubblicazioni scientifiche di rilevanza internazionale ed era, o meglio è – ahimè – ancora lì a Copenaghen. Luca è stato arrestato il giorno 14 Dicembre, subito dopo aver tenuto un intervento pubblico, con l'accusa di aver lanciato una molotov durante uno scontro tra manifestati e polizia, al quale non sembra aver mai partecipato. Luca ha una personalità molto carismatica, ed è una persona che riesce a suscitare curiosità e interesse anche se lo si incontra una sera d'estate per bere una birra tra le piazze di Trieste.<br /><br />Luca è stato costantemente presente nei vari forum e dibattiti, intervenendo con competenza e piena partecipazione, è stato sempre visibile e si è fatto sentire anche quando bisognava fare la voce grossa. Molto probabilmente per questo è stato identificato dalla polizia come un possibile istigatore e ingiustamente trattenuto. Ora si trova in carcere a Copenaghen, in attesa di una sentenza, che in un primo momento doveva tenersi per direttissima il giorno 14, ma che successivamente è stata spostata di un mese. Luca sta bene, è motivato ad andare avanti sostenendo la sua totale innocenza ed estraneità ai fatti di cui è accusato. Ha ricevuto diverse cartoline di auguri e di sostegno, e solo alcuni dei libri che gli sono stati inviati dagli amici e colleghi. Ha riavuto da alcuni giorni i suoi occhiali per poter leggere, e sta scrivendo per poter raccontare realmente come anche nella civile e nordica Danimarca le condizioni e i diritti di un detenuto non vengano rispettati, ma dipendano principalmente dalla guardia carceraria di turno.<br /><br />Per la cronaca, il vertice si è concluso alcuni giorni fa, e con la mediazione del presidente statiunitense Barack Obama si è riusciti a giungere ad una bozza di accordo tra la due superpotenze USA e Cina per limitare il surriscaldamento globale di al massimo di due gradi entro fine secolo, stanziando trenta miliardi di dollari dal 2010 al 2012 e centro miliardi annui fino al 2020. Penso che, se persone competenti e studiosi alzassero di più la voce per farsi sentire nel rumoroso vociare di disaccordi e scontri politici, probabilmente i termosifoni che surriscaldano il pianeta Terra potrebbero spegnersi quanto prima. Un grosso saluto a Luca e alla prossima.<br /><br />CARLO GIOCOLI<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvejeMY3_LgwNIeDSHevcGlUEtFVcG7kieQDlzxcwHdsbX9mreNDjI3zmx63WNt5vJpMojrRxDtuqXg_LILI-IPgQVrVeiZLDnhVL_jBF0dK4Jka2P0kgryVlmM7VJ74ZQ86aAjAi3E2BU/s1600-h/free2_1.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvejeMY3_LgwNIeDSHevcGlUEtFVcG7kieQDlzxcwHdsbX9mreNDjI3zmx63WNt5vJpMojrRxDtuqXg_LILI-IPgQVrVeiZLDnhVL_jBF0dK4Jka2P0kgryVlmM7VJ74ZQ86aAjAi3E2BU/s320/free2_1.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5429355993825252498" /></a><span style="font-style:italic;">Appello per l’immediato rilascio del dottor Luca Tornatore - a quelle del mondo scientifico e universitario si stanno in queste ore aggiungendo le sottoscrizioni di decine di cittadine e cittadini:</span><br /><a href="http://www.petizionionline.it/petizione/per-la-liberazione-di-luca-tornatore/437">http://www.petizionionline.it/petizione/per-la-liberazione-di-luca-tornatore/437</a>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-57835013380567242602009-12-17T19:40:00.013+01:002010-01-14T21:11:01.872+01:00Aspettando la particella di Higgs<div><br /></div>Il 23 Novembre 2009 è stato un giorno fondamentale nel campo della fisica delle particelle: le prime collisioni sono avvenute al Large Hadron Collider (LHC), il grande esperimento in corso al CERN di Ginevra. <div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.atlas.ch/photos/atlas_photos/selected-photos/full-detector/0511013_01-A4-at-144-dpi.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 690px; height: 450px;" src="http://www.atlas.ch/photos/atlas_photos/selected-photos/full-detector/0511013_01-A4-at-144-dpi.jpg" border="0" alt="" /></a>Il LHC è il più grande e potente acceleratore di particelle a livello mondiale. Ha una circonferenza di 27 km e si trova a circa 100 m sotto terra. Due fasci di protoni, le particelle fondamentali che, insieme ad elettroni e neutroni, compongono gli atomi, vengono fatti circolare in direzioni opposte e vengono fatti scontrare in diversi punti dell'esperimento. Le prime collisioni sono avvenute con protoni a velocità pari al 99.9998% della velocità della luce. Successivamente, l'energia dei protoni è stata gradualmente aumentata e, in meno di dieci giorni, il LHC ha già raggiunto energie mai ottenute in precedenza. In futuro si riuscirà ad accelerare fasci di protoni fino ad una velocità pari al 99.9999991% della velocità della luce, che verranno in seguito fatti collidere.</div><div><br /></div><div>La teoria che descrive la nostra conoscenza nel campo delle particelle elementari e delle loro interazioni è denominata "Modello Standard". Esso rappresenta un vero e proprio modello matematico, basato su importanti simmetrie, che costituiscono la base della teoria. Per spiegare il fatto che le particelle hanno una massa, al Modello Standard viene affiancato il cosiddetto meccanismo di Higgs, che prende il nome da Peter Higgs, uno dei fisici che ne teorizzò l'esistenza. </div><div><br /></div><div>Per capire come questo meccanismo funziona, si possono assimilare le particelle elementari a biglie di plastica molto leggere. Immaginate adesso di immergerle in una vasca riempita con un fluido denso, per esempio miele. Nel muovere le biglie all'interno della vasca, avrete l'impressione che esse siano diventate più pesanti. A livello microscopico, le particelle elementari acquistano una massa in maniera analoga alle biglie immerse nel miele, attraverso l'interazione con il cosiddetto "campo di Higgs". Il meccanismo di Higgs predice, inoltre, l'esistenza di una nuova particella, denominata, per l'appunto, particella o bosone di Higgs.<div><br />Lo scopo primario del LHC è proprio quello di svelare l'origine della massa, attraverso la scoperta della particella di Higgs. Ci si aspetta, inoltre, che il LHC possa rivelare nuovi tipi di particelle, predette da teorie più complesse del Modello Standard. Queste teorie, in generale, forniscono una risposta ad altre domande fondamentali, come, per esempio, la natura della <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/gli-ingredienti-delluniverso.html">Materia Oscura</a>, che gli astrofisici ritengono pervada l'Universo.</div><div><br />Circa quindici anni sono passati da quando la costruzione del LHC venne approvata dal CERN, alla fine del 1994. Dopo anni di lavori per la costruzione di questo enorme acceleratore, i fisici di tutto il mondo aspettano impazienti importanti scoperte. Oltre a fornire risposte a domande fondamentali, dal LHC si aspettano anche importanti ricadute tecnologiche. Si ricordi che proprio al CERN nel 1989 nacque il World Wide Web, che ha radicalmente cambiato la nostra vita quotidiana.</div><div><br /></div><div>VIVIANA NIRO</div><div><br /></div><div><i>Nell'immagine, la mastodontica struttura del rivelatore di ATLAS, uno degli esperimenti del LHC. Al centro dell'immagine, un enorme calorimetro, in grado di misurare l'energia delle particelle prodotte dallo scontro dei protoni; gli otto giganteschi tubi sono in realtà potenti magneti, necessari per accelerare le particelle e mantenerle su una certa traiettoria. Immagine CERN/ATLAS.</i></div></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-25106513456537484362009-12-10T01:30:00.015+01:002009-12-24T12:00:20.857+01:00Amici e compagni celesti<div><br /></div><div>Volgendo gli occhi al cielo notturno non c'è dubbio che una delle prime impressioni che ci vengono in mente è: perché le stelle che vediamo sono disposte proprio in quel modo nella sfera celeste? Ovviamente una più precisa domanda richiederebbe la sostituzione della parola "stelle" con il termine più generale di corpi celesti. Difatti guardando più in dettaglio le cosiddette stelle non sono solo <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/viaggio-al-centro-delle-nubi-dove.html">stelle</a> ma anche <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/le-galassie-vicine-e-lontane.html">galassie</a>, <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/una-notte-con-galileo.html">pianeti</a> e <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2008/11/asteroidi-non-solo-il-martello-di-dio.html">asteroidi</a>. E come mai si raggruppano gli uni vicino agli altri? La risposta è che la forza di gravità porta i corpi celesti ad avvicinarsi gli uni agli altri man mano che trascorre il tempo.</div><div><br /></div><div>Proviamo a iniziare ad esempio guardando dentro “casa nostra”: la prima cosa che si nota è che la <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/08/luomo-e-la-scienza-oltre-la-luna.html">Luna</a>, la “compagna” della <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/12/un-pianeta-abitato-il-nostro.html">Terra</a>, gira intorno ad essa. A sua volta il nostro pianeta gira intorno al <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/lo-spettacolo-delle-eclissi-di-sole.html">Sole</a>, che si trova al centro del Sistema Solare. Attorno ad esso orbitano gli 8 pianeti (in ordine di distanza: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno), più una vasta famiglia di corpi più piccoli tra cui <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/la-cometa-lulin-nei-nostri-cieli.html">comete</a>, asteroidi, e alcuni pianeti nani come Cerere e l'ormai declassato <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/quando-plutone-era-un-pianeta.html">Plutone</a> con il suo compagno Caronte. La Terra si trova ad una distanza dal Sole di circa 150 milioni di chilometri: la luce percorre questa distanza in circa 8 minuti, mentre impiega più di 5 ore a raggiungere Plutone! </div><div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQsXosvF02y92wcgZJzIUnDhsBhS1eow7oxhnYlpeoXcKYcJ8hlo0EzipnWXYsaNUz0UrHmbROMC32xI8-d1SzuWeOjAbSaSp3jAP3U4aPIV75QRI_zLWa9TslaA6JVn51Mu2T0ZI6_Qfk/s1600-h/pianeti-sole.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 800px; height: 534px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQsXosvF02y92wcgZJzIUnDhsBhS1eow7oxhnYlpeoXcKYcJ8hlo0EzipnWXYsaNUz0UrHmbROMC32xI8-d1SzuWeOjAbSaSp3jAP3U4aPIV75QRI_zLWa9TslaA6JVn51Mu2T0ZI6_Qfk/s1600/pianeti-sole.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5416329626887258690" /></a><br /></div><div>I corpi del Sistema Solare tendono quindi a stare in compagnia, e questo è dovuto al processo di formazione avvenuto, molto probabilmente, dal <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/viaggio-al-centro-delle-nubi-dove.html">collasso gravitazionale</a> di una cosiddetta nube protoplanetaria. Se andiamo oltre il sistema solare notiamo che il Sole ha altre stelle come “vicine di casa”. La più vicina è Alpha Centauri, che fa parte di un sistema stellare triplo (Proxima, Alpha A e Alpha B Centauri), a una distanza di 4.3 anni luce: questo vuol dire che potendo viaggiare alla velocità della luce impiegheremmo 4 anni e 4 mesi per raggiungerlo. Anche Sirio, la stella più brillante del cielo notturno, è abbastanza vicina al Sole ed è la quinta, in ordine di distanza da esso, a circa 8.58 anni luce. </div><div><br /></div><div>Un'altra cosa che ha sempre incuriosito chi guarda il cielo notturno è una fascia nella volta celeste dove si addensa un gran numero di stelle. Queste stelle, ovviamente insieme al nostro Sole, si uniscono nel comporre un numerosissimo sistema stellare (all'incirca di alcune centinaia di miliardi) a cui appartengono in effetti tutte le stelle che vediamo ad occhio nudo in cielo: si tratta della nostra galassia, la <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/11/tutti-gli-occhi-puntati-sulla-via.html">Via Lattea</a>. Considerando la nostra galassia per intero ci accorgiamo anche di quanto la distanza del Sole da Alpha Centauri e Sirio, di pochi anni luce, sia irrisoria rispetto all'Universo su grande scala: già il Sole dista ben 27,000 anni luce dal centro della Via Lattea.</div><div><br /></div><div>La Via Lattea è una <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/le-galassie-vicine-e-lontane.html">galassia</a> cosiddetta “a spirale” che si estende per circa 78,500 anni luce e a sua volta fa parte di un sistema di diverse galassie detto Gruppo Locale. Quindi vediamo che tutti gli oggetti celesti tendono ad avere dei loro simili come vicini di casa. Il Gruppo Locale è infatti formato da una cinquantina di galassie, ha centro in un punto compreso tra la Via Lattea e la vicina galassia di Andromeda, e si estende per circa una decina di milioni di anni luce. Tra i membri, oltre alla Via Lattea ed Andromeda, ricordiamo la galassia del Triangolo, la Piccola e la Grande nube di Magellano e un considerevole numero di piccole galassie, ellittiche e sferoidali, dette galassie nane, come la galassia di Barnard, Leo I e II. <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/leterogeneo-giardino-cosmico_21.html">Su scala ancora più grande</a>, il Gruppo Locale fa a sua volta parte, insieme ad altri gruppi di galassie, di un enorme sistema detto Superammasso della Vergine, uno dei tantissimi <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/11/gli-oscuri-ammassi-di-galassie.html">ammassi di galassie</a> che popolano l’Universo. Noi, con il nostro sistema solare, la Via Lattea e il Gruppo Locale, ci troviamo alla periferia del Superammasso e ci stiamo lentamente muovendo verso il suo centro.</div><div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjB89PJM7mxQ4VFKdmDBzMM9JswNMF7noSg7cL93HR1GH93n84Frb2fIFYrLJkrlyyCblptn_nXCGFwT7tVX2STbPeH4wjFXt_4oheZceb7l5xLxWHXzVZI4STJ6wh7NA6d2gsoVrKtj4Bk/s1600-h/universe_map_en.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 800px; height: 666px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjB89PJM7mxQ4VFKdmDBzMM9JswNMF7noSg7cL93HR1GH93n84Frb2fIFYrLJkrlyyCblptn_nXCGFwT7tVX2STbPeH4wjFXt_4oheZceb7l5xLxWHXzVZI4STJ6wh7NA6d2gsoVrKtj4Bk/s1600/universe_map_en.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5415626479782756498" /></a><br /></div><div>Nell'Universo, gli oggetti celesti si accompagnano dunque gli uni agli altri, si avvicinano e si allontanano un po' come facciamo noi esseri umani con le persone che ci circondano. La differenza è che, mentre le relazioni umane possono essere sia attrattive che repulsive, il rapporto di "amicizia" dei corpi celesti è governato dalla forza di gravità e sarà quindi sempre attrattivo. </div><div><br /></div><div>CARLO GIOCOLI</div><div><br /></div><div><i>Nell'illustrazione in alto, i pianeti del Sistema Solare, i più prossimi compagni della Terra, e sullo sfondo, la gran quantità di stelle, lontane amiche del Sole, che insieme formano la Via Lattea (<a href="http://www.pianeti.info/">www.pianeti.info</a>). <br />Nell'illustrazione in basso, agglomerati cosmici via via più grandi: da sinistra a destra, e dall'alto verso il basso, il Sistema Solare, il "vicinato" del Sole, con tutte le stelle dei dintorni, il "reame" galattico, formato della Via Lattea e dalle galassie più vicine, il Gruppo Locale ed infine il Superammasso della Vergine. La posizione della Terra è indicata in rosso, e le scale delle rispettive figure sono riportate accanto alle immagini (Agenzia Spaziale Tedesca - DLR/Azcolvin).</i></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-57531603380885357352009-12-03T00:10:00.037+01:002009-12-24T12:19:52.206+01:00Un pianeta abitato: il nostro!<div><br /></div>La scorsa settimana ci siamo occupati della <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/11/inseguendo-una-cometa-per-decifrare-le.html">sonda Rosetta</a> e del suo viaggio in corso alla ricerca delle origini del nostro Sistema Solare. La strada di Rosetta prevede tre incontri gravitazionali con la Terra, di cui l'ultimo è avvenuto lo scorso 13 Novembre: il suo punto più vicino ha coinciso all'incirca con l'isola di Java, in Indonesia, "sfiorato" a 2500 km di quota. Da questa posizione privilegiata, la sonda ha scattato delle incantevoli foto del nostro piccolo pianeta blu.<br /><br />Vista la bellezza di queste immagini, abbiamo pensato di continuare sulla scia dello scorso post e di riproporre, attraverso il servizio fotografico realizzato da Rosetta, il silenzioso spettacolo offerto dal nostro pianeta.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.esa.int/esaCP/SEM8KIHVY1G_index_0.html"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 600px; height: 600px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEic8uSla_Or7mHzjGduHBzRttKEZBKIbYTyxM8FRKmHZhJnKztLd-rEP6Kt2i8zZwT3L4ZECXRZfCvBJhzU-mlL-N_s1nG2qGxYKU0NtUCep0P0h5bHhNOTG6rJBcjN_s3GamxmKKtKJmnu/s1600/1.png" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5412998344641864306" /></a><br /><br /><span style="font-style:italic;">In alto, una falce di Terra illuminata dal Sole: si riconoscono il Sud America e l'Antartide. </span><div><span style="font-style:italic;">In basso, un'animazione mostra le immagini scattate da Rosetta, nell'arco di 24 ore, durante il suo avvicinamento alla Terra.</span><br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.esa.int/esaCP/SEM8KIHVY1G_index_0.html"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 600px; height: 600px;" src="http://www.esa.int/images/osiris_esb3_movie_g_H,0.gif" border="0" alt="" /></a><br /><br /><div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.esa.int/esaCP/SEM8KIHVY1G_index_0.html"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 800px; height: 800px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOF0smxVTdbQu6kFIqCPfQsj_bLawQSGXzRBKNDDAPXT6ItrGuVPHOLnOP6crIpal2x0tVLHQnAp74HCO6mH-FD5XKVwyptMGjOLqDYEmeF4uQzNtQXAnlMM1_eb5nfDDkhIRMkGCAXB67/s1600/3.jpg" border="0" alt="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5413002192108060354" /></a><br /><i><br /></i></div><div><i>In alto, il nostro pianeta avvolto tra le nubi.</i><br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.esa.int/esaCP/SEMWX5OC02G_index_0.html"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 600px; height: 240px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBKeQOYnq6d2C0RWz-4C_qcKL5yzf_Sfs98drRa01IMa5cpSNWx8bq_6ZMF29-vMm-9bIjyAKf34NVYBBffceD2YBKCT9dNzaIHsaEu9kLpd-6EVD4Pkk-ABUjRywwz93DkrbjkCn9pvkS/s1600/NAC_2009-11-13T05-48-06-317_H.png" border="0" alt="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5411165709537399794" /></a><br /><i><br /></i></div><div><i>In alto, immagine in falsi colori dell'anticiclone sull'Oceano Pacifico Meridionale. </i></div><div><i>In basso, un campo più esteso, centrato sull'anticiclone nel Pacifico Meridionale. La scala di grigi in questa immagine è esattamente come la potrebbe percepire l'occhio umano dallo spazio.</i></div><div><i><br /></i><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.esa.int/esaCP/SEMWX5OC02G_index_0.html"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 600px; height: 300px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNxVFB3SPxEOl9i_U9BMT8l1FCd2WE66vmLMAs6RfxyR-kujwBr7PMoIbbW3O8KvKCSXTfrowEIa51X65L3uN0dj9rdflmilWRplatl718fgXwMs0ud1aIK4UmIiEBaC7ua1NKGj63vgH5/s1600/WAC_2009-11-13T05-45-22-631_log_scale_H.png" border="0" alt="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5411159682441034722" /></a><br /></div><div><i><br /></i><i>Immagini ESA (</i><a href="http://www.esa.int/"><i>www.esa.int</i></a><i>)</i></div></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-35150655671547483482009-11-26T00:10:00.006+01:002010-01-22T01:41:07.510+01:00Inseguendo una cometa per decifrare le nostre origini<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfcifV8xLcfCZScSYnnykhV6R7WJQ_VPdxI-7PvHWxt9QpSIDgfeYwzupel-0YmcR9ZvZGGjjO4aqzc5p1wfOCLPPr9jyzxZV2yBHQYGreUbJsufGCMForrHjkvZuUblFPhIbK2GKIqCgY/s1600/1.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 250px; height: 310px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfcifV8xLcfCZScSYnnykhV6R7WJQ_VPdxI-7PvHWxt9QpSIDgfeYwzupel-0YmcR9ZvZGGjjO4aqzc5p1wfOCLPPr9jyzxZV2yBHQYGreUbJsufGCMForrHjkvZuUblFPhIbK2GKIqCgY/s400/1.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5408170118249607426" /></a><div><br /></div>Abbiamo dovuto aspettare il 1800 ed il fortuito ritrovamento di circa 800 kg di granito per riuscire a tradurre i geroglifici egizi. La "stele di Rosetta" è una lastra che riporta lo stesso testo in greco ed egizio, il che consentì, grazie alla conoscenza del greco, di decifrare i geroglifici e darci oggi la conoscenza di una lingua che sarebbe altrimenti rimasta per sempre immersa nel mistero.<br /><br />Allo stesso modo la missione Rosetta è oggi lungo la sua strada per arrivare a decifrare "iscrizioni" testimonianti le origini del nostro Sistema Solare. Questa volta, tuttavia, piuttosto che aspettarne l'affiorare casuale da qualche polveroso sito archeologico, le tracce che cerchiamo si nascondono su qualcuno dei corpi più remoti del nostro Sistema Solare: moderni siti archeologici tutt'altro che polverosi. <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/la-cometa-lulin-nei-nostri-cieli.html">Comete</a> ed <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2008/11/asteroidi-non-solo-il-martello-di-dio.html">asteroidi</a>, infatti, possono considerarsi come i bozzoli rimanenti dalla formazione del nostro Sistema Solare e dunque rappresentano i posti migliori ove andare alla ricerca delle nostre iscrizioni.<br /><br />Durante l'epoca della formazione del Sistema Solare (più di 4 miliardi di anni fa) un enorme disco di polveri roteante attorno ad un embrione del nostro Sole ha iniziato ad addensarsi dando vita a corpi di dimensioni via via più considerevoli. I più grandi, detti planetoidi, hanno iniziato anche ad avere una "vita" gravitazionale e geologica propria, mentre i corpi più piccoli non hanno raggiunto dimensioni sufficienti per attirare altre polveri. Formatisi nelle regioni più esterne del Sistema Solare, così fredde che molti dei materiali del disco di polveri, compresa l'acqua, si trovavano allo stato solido, hanno conservato parte della loro struttura chimica senza subire significative modifiche successive.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfS-N00Lphy00B_F67RiHMszY-T838cXJCt0kUZZ3DcP6pHCXy3zPgiZkBMLzHFFiVzAsMFyMn6N7zH1z9EibRQh64jHhLat0w1iYqbiiq1O-vTr-G5k6HJZ-OVGAx4Tctx1ukWY-iTId5/s1600/2.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 232px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfS-N00Lphy00B_F67RiHMszY-T838cXJCt0kUZZ3DcP6pHCXy3zPgiZkBMLzHFFiVzAsMFyMn6N7zH1z9EibRQh64jHhLat0w1iYqbiiq1O-vTr-G5k6HJZ-OVGAx4Tctx1ukWY-iTId5/s400/2.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5408170379884768210" /></a>Alcuni dei corpi in questione sono oggi comete: ammassi di roccia e soprattutto ghiaccio che si muovono attorno al Sole lungo orbite molto ellittiche. Ciò consente loro di sperimentare condizioni ed ambienti completamente diversi, da regioni estremamente oscure e fredde, molto oltre i pianeti più esterni, fino a zone in cui l'influsso solare è così forte, sia in termini di gravità che di calore, da cambiarne radicalmente la loro struttura fisico-chimica, regalandoci d'altro canto le superbe chiome. Per scovare e utilizzare la nostra nuova stele dobbiamo riuscire a raggiungere ed esplorare una cometa prima del suo primo avvicinamento al Sole, “colpevole” di cancellare completamente gli indizi di cui siamo alla ricerca.<div><br />La sonda Rosetta, il cui nome è direttamente mutuato dalla celebre stele di cui sopra, è stata lanciata dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA) nel 2004 ed ha come obiettivo primario la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Dopo quasi 5 anni Rosetta è circa a metà strada del suo viaggio, che terminerà nel 2014 al di là dell'orbita di Giove, 10 anni dopo il lancio ed in condizioni tali per cui sarà possibile iniziare a girare attorno alla cometa invece che passarci soltanto accanto.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7HjHOCSNth3C8TcumxVc2fZgAOk3TZ_C85VmgmLlp9Nx5Y3LYcQQgqjfJ8TWNxgUkRzPgBbxOHEtud7AgUStRn6Kl-fTmkGbP6Bz9Ig115CYyRYSY634TT9v-Pv_HZNfnrPmsHz59R9YT/s1600/4.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 396px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7HjHOCSNth3C8TcumxVc2fZgAOk3TZ_C85VmgmLlp9Nx5Y3LYcQQgqjfJ8TWNxgUkRzPgBbxOHEtud7AgUStRn6Kl-fTmkGbP6Bz9Ig115CYyRYSY634TT9v-Pv_HZNfnrPmsHz59R9YT/s400/4.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5408170847151259986" /></a>Al fine di leggere la nostra stele e di sfruttare al meglio il lungo cammino fatto, la sonda porta con sé anche Philae, un piccolo robottino (quello che si usa chiamare un "lander") che verrà rilasciato da Rosetta molto lentamente fino ad atterrare sulla cometa. La gravità di 67P è, comunque, così bassa (stiamo parlando di un "masso" di circa 4 km di diametro) che alcune trivelle e cavi saranno necessari affinché il lander non rimbalzi sulla cometa e si perda negli spazi interplanetari.<br /><br />Raggiungere una cometa è un viaggio molto più particolare di quello "standard" che si adotta per raggiungere un pianeta. La gravità di ognuno dei corpi massicci del Sistema Solare può essere sfruttata per modificare un'orbita iniziale raggiungibile con una spesa moderata dalla Terra in un'orbita più energetica con una spesa di combustibile molto bassa o, al limite, anche nulla. Il trucco consiste nel "rubare" un po' dell'energia gravitazionale del pianeta passandogli molto vicino. Il pianeta, infinitamente più massiccio della nostra Rosetta, non si accorgerà di nulla, la sonda, invece, riceverà una spinta significativa che la accelererà verso la sua destinazione.<br /><br />La strada di Rosetta prevede tre incontri gravitazionali con la Terra ed uno con Marte prima di riuscire a raggiungere la cometa 67P e mettersi in orbita attorno ad essa in maniera da poterla seguire per un certo periodo lungo il suo cammino verso il Sole. L’ultimo passaggio della sonda vicino alla Terra è avvenuto lo scorso 13 Novembre 2009: abbiamo assistito, pertanto, all'ultima possibilità per noi di vedere da vicino Rosetta e per lei di osservare da vicino un pianeta abitato. Durante il suo cammino Rosetta ha già visitato, nel Settembre 2008, anche l'asteroide 2867 Steins; la prossima tappa, nel suo piccolo tour di corpi minori del Sistema Solare, sarà, tra circa un anno, il passaggio ravvicinato con l'asteroide Leutelia, altro piccolo passo importante per la nostra ricerca di indizi sulle origini del Sistema Solare.<br /><br />Successivamente la sonda sarà "spenta", ovvero messa in quello che si chiama uno stato di ibernazione in cui solo un flebile beep dal suo computer principale continuerà a raggiungere la Terra. Il letargo, pianificato per risparmiare energia durante la parte più fredda del suo viaggio, durerà per ben quattro anni prima di rendere nuovamente operativa tutta la strumentazione di bordo in prossimità della cometa. Solo allora i suoi strumenti saranno nuovamente accesi per il nostro ultimo assalto ai geroglifici che ancora celano le nostre origini.<br /><br />PIERPAOLO PERGOLA</div><div><br /></div><div><i>Nelle immagini, dall'alto verso il basso: la stele di Rosetta, risalente al II secolo a.C. ed esposta al British Museum di Londra; una rappresentazione dell'incontro tra la sonda spaziale Rosetta e la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, che avverrà nel 2014; la complessa traiettoria della sonda Rosetta attraverso le orbite di vari corpi del Sistema Solare.</i></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-69902034647631850572009-11-19T20:24:00.010+01:002010-05-04T22:11:26.072+02:00Gli oscuri ammassi di galassie<div><br /></div>Le <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/le-galassie-vicine-e-lontane.html">galassie</a> nell’universo tendono a stare <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/leterogeneo-giardino-cosmico_21.html">in compagnia</a>: gli astronomi se ne accorsero già negli anni Trenta, analizzando le lastre fotografiche realizzate presso quelli che all’epoca erano i più potenti osservatori del mondo. Riconoscere gli “agglomerati” di galassie in un’immagine a due dimensioni non è banale: spesso, infatti, due o più galassie appaiono vicine soltanto per un effetto di proiezione, che le fa cadere nello stesso punto della volta celeste benché siano in realtà lontanissime fra loro. In altri casi, invece, si tratta di galassie fisicamente vicine, che sentono l’una l’attrazione gravitazionale dell’altra: a seconda del numero di oggetti coinvolti, gli astronomi parlano di gruppi (qualche decina) o di ammassi (fino a qualche migliaio) di galassie.<br /><br />Gli ammassi di galassie sono le più grandi strutture, nell’universo, ad essere tenute insieme dalla forza di gravità. Si estendono fino a decine di milioni di anni-luce e hanno una massa che può arrivare a qualche milione di miliardo di volte quella del Sole. Eppure di questa massa le galassie rappresentano meno del dieci percento! Gli astronomi continuano a chiamarli ammassi di galassie per motivi storici, ma, come si è scoperto in seguito, le componenti principali di questi giganti cosmici sono il gas, caldissima mistura di elettroni e protoni ad una temperatura di almeno dieci milioni di gradi, che emette raggi X, e la materia oscura, che non emette luce e non può quindi essere osservata, ma la cui presenza si può intuire indirettamente.<br /><br />Isolare i contributi dovuti a galassie e gas è relativamente semplice: le prime si possono osservare con i tradizionali telescopi ottici, il secondo grazie ai satelliti che operano nella banda dei raggi X. La <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/gli-ingredienti-delluniverso.html">materia oscura</a>, invece, rappresenta invece un argomento delicato e, in alcuni ambienti, ancora controverso.<br /><br />La massa totale di un ammasso si può studiare mediante l’effetto di lente gravitazionale, o <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/le-lenti-gravitazionali.html">lensing gravitazionale</a>, che esso esercita sulle galassie lontane, situate “dietro” l’ammasso: la loro forma viene distorta in un modo caratteristico, <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/novanta-anni-e-piu-di-relativita_04.html">descritto dalla teoria della relatività generale di Einstein</a>, che dipende dalla quantità totale di materia contenuta nell’ammasso. Molti astrofisici, ma non tutti, ritengono che gli ammassi siano dominati da questa elusiva materia oscura, e ad essa attribuiscono la massa totale ricostruita tramite il lensing gravitazionale.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://chandra.harvard.edu/photo/2006/1e0657/" style="text-decoration: none;"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 800px; height: 578px;" src="http://chandra.harvard.edu/photo/2006/1e0657/1e0657.jpg" border="0" alt="" /></a><br />Nel 2006, un oggetto molto particolare ha fatto luce su questi oscuri argomenti: il “Bullet Cluster” (dall’inglese, Ammasso Proiettile). Si tratta in realtà di due ammassi che si sono “recentemente” scontrati: la “nube” di gas nell’ammasso di destra (il proiettile) ha infatti la tipica forma di un’onda d’urto, forgiata dalla collisione con l’altro. Il gas ha subito un rallentamento durante lo scontro, una sorta di “attrito” che lo ha separato sia dalle galassie che dalle regioni dove invece si trova la maggior parte della materia dei due ammassi così com'è stata “individuata” dagli studi di lensing gravitazionale. Questa separazione mostra che la maggior parte della materia ha interagito con il gas solo mediante la gravità. L’aspetto di questi “rottami” cosmici è dunque interpretato come evidenza dell’esistenza della materia oscura.<br /><br />CLAUDIA MIGNONE<br /><br /><span style="font-style:italic;">In questa immagine del “Bullet Cluster” le osservazioni delle galassie (in bianco/giallo) e del gas (in rosa) sono affiancate alla ricostruzione della massa realizzata attraverso il lensing gravitazionale (in blu). Immagine di NASA/CXC/CfA/M.Markevitch et al. (osservazioni X); NASA/STScI, Magellan/U.Arizona/D.Clowe et al. (osservazioni ottiche); NASA/STScI, ESO WFI, Magellan/U.Arizona/D.Clowe et al. (ricostruzione mediante il lensing).</span>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-9201704907900870132009-11-12T00:06:00.011+01:002009-12-24T12:20:54.493+01:00Tutti gli occhi puntati sulla Via Lattea<div><br /></div>Chiunque abbia ammirato il cielo notturno troverà forse sorprendente credere che i nostri occhi sono in realtà ciechi rispetto alla maggior parte della “luce” che proviene dall’universo. Quella che percepiamo è, infatti, soltanto una piccolissima frazione dell’energia che stelle, galassie ed altre sorgenti astronomiche producono.<div><br />La cosiddetta luce “visibile” non è che una minima parte di quello che gli scienziati chiamano lo “spettro elettromagnetico”: onde radio, microonde, luce infrarossa corrispondono a energie più basse rispetto alla luce visibile, luce ultravioletta, raggi X e raggi gamma invece hanno energie più alte, ma si tratta sempre di luce.<br /><br />L’atmosfera della Terra, inoltre, contribuisce al nostro “isolamento” assorbendo parte di questa radiazione e lasciando passare solo la luce visibile e le onde radio. Se non ci fosse l’atmosfera, e se i nostri occhi si fossero evoluti in qualche altro degli infiniti modi possibili, probabilmente il cielo notturno ci apparirebbe in modo completamente diverso.<br /><br />Grazie ai progressi tecnologici degli ultimi decenni, gli astronomi hanno però imparato a guardare il cielo anche nelle altre energie, realizzando così innumerevoli scoperte. Mediante i telescopi spaziali che scrutano l’universo da una posizione privilegiata, fuori dall’atmosfera, in orbita intorno alla Terra, si sono potuti aprire “nuovi occhi” sul cosmo, osservandolo attraverso la luce <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/attenzione-telescopio-bordo.html">infrarossa</a> e ultravioletta, attraverso i raggi X, i raggi gamma e le <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/planck-e-la-radiazione-cosmica-di-fondo.html">microonde</a>.<br /><br />In particolare, le immagini di uno stesso oggetto realizzate in diverse “bande” energetiche svelano la vasta gamma di fenomeni fisici che avvengono al suo interno. Questa immagine, rilasciata lo scorso martedì dalla NASA, ne rappresenta un brillante esempio.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://chandra.harvard.edu/photo/2009/galactic"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 1000px; height: 500px;" src="http://chandra.harvard.edu/photo/2009/galactic/galactic.jpg" border="0" alt="" /></a><br />Ad essere ritratto è il centro della nostra Galassia, la Via Lattea, all’interno del quale è nascosto un <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/universo-misterioso-i-buchi-neri.html">buco nero</a> supermassiccio, con una massa pari a quattro milioni di volte quella del Sole, la cui presenza non si può osservare direttamente ma solo intuire in modo indiretto. I vari colori dell’immagine corrispondono ad osservazioni realizzate in diverse bande energetiche, e riflettono diversi fenomeni fisici.<br /><br />Quello che vede il <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/03/sta-per-compiere-19-anni-lhubble-space.html">Telescopio Spaziale Hubble</a>, nella luce visibile e nel cosiddetto “vicino infrarosso”, è mostrato in giallo: si tratta di centinaia di migliaia di stelle, alcune delle quali <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/05/viaggio-al-centro-delle-nubi-dove.html">stanno nascendo</a> mentre altre brillano, bruciando il loro combustibile nucleare. In rosso, invece, sono rappresentate le osservazioni infrarosse effettuate dal Telescopio Spaziale Spitzer. La luce infrarossa corrisponde ad energie più basse rispetto a quella visibile: Spitzer è quindi sensibile a oggetti più freddi rispetto a Hubble, e può “vedere” la struttura filamentosa delle <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/search/label/polvere">nubi di polvere cosmica</a>, forgiate da venti prodotti dalle stelle vicine, e da cui nasceranno in futuro nuove stelle. In blu e viola, infine, sono riprodotti i dati osservati ai raggi X dal Telescopio Spaziale Chandra: i raggi X vengono emessi dal gas ad altissime temperature, oltre un milione di gradi, che si trova nei pressi del centro galattico, così caldo grazie all’energia rilasciata dalle vicine <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/03/come-muore-una-stella.html">esplosioni stellari</a> e dai getti energetici provenienti dal buco nero nascosto nel cuore della Via Lattea.<br /><br />Combinando le immagini ottenute con i diversi telescopi, gli astronomi hanno potuto scoprire dettagli finora ignoti circa i fenomeni violenti ed impetuosi che hanno luogo nel centro della nostra Galassia, distante circa 26,000 anni-luce da noi.<br /><br />CLAUDIA MIGNONE</div><div><br /></div><div><i>Questa immagine, grande circa quanto la luna piena in cielo, mostra stelle nascenti, esplosioni, nubi di gas e polvere nel centro della Via Lattea. I diversi colori corrispondono ad osservazioni in diverse bande dello spettro elettromagnetico: il giallo rappresenta osservazioni nel visibile e vicino infrarosso (Hubble), il rosso indica osservazioni infrarosse (Spitzer), il blu-violetto mostra le osservazioni ai raggi X (Chandra). Immagine distribuita da NASA, ESA, CXC, SSC, STSci.</i></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-16001052799389358082009-11-05T20:30:00.012+01:002010-09-19T16:29:36.643+02:00Gli energetici raggi gamma<div><br /></div>Tutti gli appassionati di astronomia sono ormai abituati a vedere immagini di uno stesso oggetto in diverse bande energetiche provenienti da osservazioni radio, ottiche, infrarosse, ultraviolette, nei raggi X. Non è così comune, invece, sentir parlare della parte più energetica dello spettro elettromagnetico: i raggi gamma.<br /><br />Si tratta di luce che ha un’energia circa 10 miliardi di volte maggiore rispetto alla luce a cui l'occhio umano è sensibile. Sfortunatamente non è possibile osservare direttamente questa radiazione poiché l'atmosfera terrestre non è trasparente a queste energie. Il problema può essere aggirato in parte mediante l’uso di <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/04/ho-visto-cose-che-voi-umani.html">telescopi spaziali</a>, ma per quanto riguarda una parte importante dei raggi gamma, quelli ad altissime energie, ciò non è possibile per motivi prettamente logistici: questi fotoni sono talmente rari che le dimensioni necessarie del telescopio sono proibitive per un esperimento da mandare in orbita.<br /><br />Un altro metodo per osservare questi fotoni sfrutta l'atmosfera stessa della Terra come un grande rilevatore di particelle. I raggi gamma che attraversando l’atmosfera interagiscono con gli atomi ivi presenti e perdono energia, producendo una cascata di particelle. Le particelle nella cascata hanno una velocità maggiore della velocità della luce nell'atmosfera (ma sempre minore della velocità della luce nel vuoto!) e producono la cosiddetta radiazione Cherenkov: si tratta di un cono di luce che, quando giunge al suolo, può illuminare una superficie di circa 100 metri di raggio!<br /><br />Questa luce viene poi raccolta dai telescopi ed analizzata. Tra gli esperimenti di ultima generazione in questo campo ricordiamo H.E.S.S (High Energy Stereoscopic System), che si trova in Namibia, MAGIC (Major Atmospheric Gamma-ray Imaging Cherenkov Telescope), situato a La Palma, nelle isole Canarie, e VERITAS (Very Energetic Radiation Imaging Telescope Array System), in Arizona, Stati Uniti. Questi esperimenti sfruttano la tecnica stereoscopica, ovvero utilizzano molteplici telescopi distribuiti su una superficie molto estesa, in modo da coprire il cono di luce prodotto dalla cascata: questo permette di determinare con maggior certezza la direzione da cui provengono i fotoni e la loro energia.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.mpi-hd.mpg.de/hfm/HESS/"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 1000px; height: 280px;" src="http://www-eep.physik.hu-berlin.de/HESS/HESS/4telescopes" border="0" alt="" /></a><br />Ogni singolo telescopio non è fondamentalmente diverso da un telescopio ottico classico. La differenza principale è nella dimensione dello specchio: i due telescopi dell'esperimento MAGIC, per esempio, hanno un diametro di circa 17 metri ciascuno, mentre quello del telescopio che sarà costruito durante la prossima fase dell'esperimento H.E.S.S. è addirittura di oltre 20 metri! Naturalmente non si tratta di specchi monolitici, ovvero costituiti da un unico blocco, ma formati da tanti piccoli tasselli.<br /><br />Molti e diversi sono gli oggetti astronomici che possono essere studiati grazie a questa tecnica: un esempio sono i getti di particelle emessi dai nuclei delle cosiddette galassie attive, che nascondono al loro interno un <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/06/piu-luminosi-delle-stelle-i-quasar.html">buco nero supermassiccio</a> che divora la materia circostante, oppure le nebulose di particelle energetiche espulse dalle stelle quando, alla fine della loro vita, esplodono sotto forma di <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/03/come-muore-una-stella.html">supernovae</a>.<br /><br />GIOVANNA PEDALETTI<br /><br /><span style="font-style:italic;">Nell'immagine, i quattro telescopi che attualmente compongono l'esperimento H.E.S.S. nell'altopiano di Khomas, in Namibia. L'esperimento, pienamente operativo dal 2004, sarà arricchito nei prossimi anni con nuovi telescopi per ottenere prestazioni ancora migliori. (Credits: H.E.S.S. Collaboration)</span>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4627145866660746479.post-78700043071318414622009-10-29T21:18:00.008+01:002009-12-24T12:21:02.358+01:00Il teatro racconta la scienza<div><i><span class="Apple-style-span" style="font-size:large;">Vita di Galileo: Bertolt Brecht porta in scena i conflitti degli uomini di ricerca</span></i></div><div><br /></div>Non è facile parlare di scienza al grande pubblico. Ancora più difficile è parlare delle dinamiche socio-politiche legate alla scienza. Se poi si cerca di farlo in modo artistico (tramite ad esempio il cinema o il teatro), ci si imbatte in una sfida epica. Non a caso pochi sono i film e/o le opere teatrali che trattano di argomenti scientifici.<div><br /><div> <div><a href="http://www.incamminati.it/go/Home/Italiano/Stagione-20092010/Vita-di-Galileo"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 450px; height: 300px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXKTcMftQcovYeF3WxNvP2vVzKa02P2LHzhyrmq-3eveKx8eilawTZOuMbxLwW6FNx9TwbySY-9WP9H0ElgNu-SDpnNnwRvANRaLczZbjLt9XevZzn5aq8fKfPcB3xCWxcF7UA5nLx93z_/s400/DSC_0189.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5398125459021010242" /></a></div><div>Una pietra miliare in questo campo è sicuramente l’opera “La vita di Galileo” dell’autore tedesco Bertolt Brecht. In maniera snella e molto efficace, Brecht racconta di un Galileo che, infiammato dalle sue stesse <a href="http://arivederlestelle2009.blogspot.com/2009/10/una-notte-con-galileo.html">scoperte in campo astronomico</a>, vuole approfondire e diffondere il nuovo modo di concepire l’universo. Tale nuova visione del mondo viene giudicata eretica dalla Chiesa che spinge Galileo a rinnegare tutte le sue scoperte, “abiurare”. </div><div><br /></div><div>Il Galileo di Brecht è un personaggio molto complesso e a tratti eroico. Per esempio, eroica e di difficile interpretazione e’ proprio l’abiura. All’accusa dei suoi discepoli di essersi chinato al potere della Chiesa, Galileo risponde “meglio mani legate che vuote”. Non abiurare avrebbe portato alla condanna a morte di Galileo (come già era successo a Giordano Bruno) e, forse, l’intera ricerca astronomica di cui egli era esponente insostituibile avrebbe subito un crollo. Galileo, decidendo di abiurare e quindi di vivere, porta avanti di nascosto i suoi studi sul moto dei corpi celesti e alla fine riesce a consegnarli ad Andrea, un suo fidato discepolo, che è diretto in Olanda, il nido dei pensatori indipendenti di allora. </div><div><br /></div><div>Andrea è un personaggio perfetto per cercare di capire la complessità di alcune scelte legate alla scienza. Andrea, cresciuto sotto l’influenza di Galileo, sviluppa un’amore genuino per il metodo analitico della scienza. Più tardi, giovane e pieno di entusiasmo per le nuove teorie astronomiche, decide di lasciare l’Italia: “devo andare, sono uno scienziato”, dice. Lo stesso Andrea, alla notizia dell’abiura di Galileo, avvilito afferma “Infelice il Paese che non ha eroi”. Soltanto più avanti nel testo, Galileo risponderà: “No. Infelice il Paese che ha bisogno di eroi”.</div><div><br /></div><div>Non bisogna sforzarsi troppo per capire che questa vicenda vecchia di 400 anni è storia attuale. In Italia oggi di Galileo ce ne sono tanti, meno geniali ma altrettanto dediti, molti di più sono gli Andrea che lasciano l’Italia per luoghi dove alla ricerca scientifica viene dato maggiore valore. E se è vero che non esiste più il tribunale della santa inquisizione, è pur vero che chi decide di ridurre (o sarebbe meglio dire eliminare) i fondi alla ricerca compie un atto di censura “post-moderna”. Le forme sono diverse ma le problematiche che oggi il mondo della scienza deve affrontare in Italia sono fin troppo simili alle vicede galileane.</div><div><div><br /></div><div>MARCELLO CACCIATO</div><div><br /></div><div><b><span class="Apple-style-span" style="font-size:large;">"Vita di Galileo" di Bertolt Brecht è al momento in tournée in Italia, in una coproduzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia e Teatro de Gli Incamminati, per la regia di Antonio Calenda. Le date della tournée si </span><span class="Apple-style-span" style="font-weight: normal; "><b><span class="Apple-style-span" style="font-size:large;">possono trovare </span></b><a href="http://www.incamminati.it/go/1068"><b><span class="Apple-style-span" style="font-size:large;">qui</span></b></a><b><span class="Apple-style-span" style="font-size:large;">.</span></b></span></b></div><div><br /></div><div><i>Nella foto di Tommaso Le Pera, Franco Branciaroli interpreta il ruolo di Galileo.</i></div></div></div></div>A riveder le stellehttp://www.blogger.com/profile/12705381841613095588noreply@blogger.com1