giovedì 14 maggio 2009

Una nuova era per la cosmologia

Intervista a una ricercatrice napoletana sul lancio del satellite Planck

Alle ore 15:12 di oggi, sarà lanciato il satellite Planck: questo ambizioso esperimento scruterà il cielo nella banda delle microonde, dove è possibile osservare la radiazione cosmica di fondo. È tutto pronto nella base dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) a Kourou, nella Guyana Francese, da dove avverrà il lancio del vettore Ariane 5; a bordo, insieme a Planck, ci sarà anche Herschel, il telescopio più grande mai lanciato nello spazio, che osserverà il cielo nella banda infrarossa, alla ricerca delle stelle e galassie più vecchie dell'universo. Astronomi e fisici in tutto il mondo assisteranno con trepidazione agli eventi in diretta da Kourou. Tra loro, Valeria Pettorino, una giovane fisica napoletana attualmente ricercatrice presso l'Istituto di Fisica Teorica dell'Università di Heidelberg, Germania - uno dei tanti scienziati italiani che lavorano all'estero.

Cosa rappresenta il lancio di Planck per chi, come lei, lavora da anni su teorie che possono trovare o meno conferma nelle sue osservazioni?
Il lancio del satellite Planck è uno degli eventi più attesi dalla comunità di astrofisici e cosmologi di tutto il mondo. Se la missione avrà successo, avremo una foto dell'universo appena nato, potremo vedere la luce emessa nell'universo circa 13 miliardi di anni fa.

Non si tratta però del primo esperimento che osserverà questa luce. Perché Planck è così importante?
La radiazione cosmica a microonde è stata in realtà osservata per la prima volta nel 1965 e successivamente da altre missioni, ma Planck riuscirà a darci una foto nitidissima delle sue anisotropie (differenze di temperatura quando osserviamo in direzioni diverse), con una risoluzione che ci consentirà di capire meglio qual è il contenuto dell'universo e come l'universo è evoluto. Potremo finalmente avere nuovi dati che avvaloreranno o meno una o più fra le tante teorie che ancora possono descrivere il contenuto dell'universo.

Dunque impareremo qualcosa sulla materia e l'energia oscura?
Certo: la luce osservata ci darà informazioni sulla materia che ha incontrato durante il tragitto, dall'emissione alla sua osservazione, e quindi su come le galassie si sono formate e sulle proprietà di quel 95% di energia dell'universo (20% di materia oscura e 75% di energia oscura) che sappiamo esiste ma la cui natura è tutt'ora non chiara. Personalmente, questi sono proprio gli argomenti sui quali lavoro da vari anni, come fisica teorica: si elaborano modelli che poi vanno confermati o meno grazie agli esperimenti. Finalmente ho la possibilità di vedere più da vicino come evolve la scienza, dal vivo, grazie ad un'opera di altissima tecnologia quale è Planck, inventata dagli uomini per raggiungere un obiettivo concreto e comune.

Sì, ma quindi a cosa serve praticamente?
Si dice che Euclide ricevette una volta una domanda simile da un suo studente, il quale gli chiedeva a cosa servisse la teoria dei numeri; ed Euclide, rivolgendosi al suo schiavo disse "dai una moneta" a questo studente che cerca un vantaggio materiale in ogni cosa; poi lo espulse. Senza essere così drammatici, e premettendo che la conoscenza di quello che ci circonda è di per se' inestimabile, voglio ricordare che nella scienza non si può mai sapere in anticipo con esattezza quali potranno essere le applicazioni dei propri studi; le possibilità sono così varie e inattese che c'è solo da lavorarci, con impegno e molta fantasia, per trovarne di nuove.

Non dimentichiamo che Planck rappresenta anche una grande impresa tecnologica...
Infatti. Planck, che da solo pesa circa due tonnellate contiene, oltre ad un telescopio, decine di rivelatori che devono poter funzionare a temperature prossime allo zero assoluto, tra i -253 e i -272.9 gradi, richiedendo quindi un sistema sofisticatissimo di raffreddamento. La cosa più affascinante e talvolta trascurata è che persino se il satellite non partisse, la sua sola progettazione e costruzione è ad oggi un enorme successo già acquisito. Bisogna tener conto che questo tipo di esperimenti coinvolge una vastissima comunità scientifica internazionale: da anni fisici, ingegneri, industrie, stanno lavorando e cooperando insieme per poter costruire il satellite e per comprenderne tutte le potenzialità. Da un lato, la progettazione di Planck ha già consentito di sviluppare nuove tecnologie, ideate per Planck ma utilizzabili per altre applicazioni. Dall'altro ha già permesso alla comunità scientifica di studiare più a fondo svariati aspetti legati sia all'evoluzione dell'universo che all'analisi dei dati, per poter stabilire dove è meglio guardare, a quali frequenze, da quale posizione, per quanto tempo.

CLAUDIA MIGNONE

Immagine: Il vettore Ariane 5, con a bordo i telescopi Planck e Herschel, pronto per il lancio nella base di Kourou, nella Guyana Francese. (ESA - S. Corvaja, 2009)

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