Ovviamente si ha poi la curiosità di sapere se esistono altri sistemi planetari simili al nostro e in particolare, se esiste la possibilità di vita in qualcuno di essi. Sorge spontaneo chiedersi quali fattori siano stati responsabili della vita sulla Terra e se essi rappresentino una regola oppure un'eccezione. In realtà la scienza non è ancora in grado di dare una definizione di ‘vita’, soprattutto perché non è chiaro quali siano gli elementi davvero imprescindibili per la sua nascita. Un organismo vivente dovrebbe in principio essere capace di riprodursi e consumare energia, ma come si spiega per esempio che i virus rimangono inattivi e apparentemente morti per lunghi periodi di tempo?
Come sempre in presenza di tante incognite, si parte dalla ricerca di qualcosa che sia molto simile a ciò che già si conosce. Ecco dunque che la grande sfida consiste nel trovare pianeti ‘come la Terra’, in termini di vicinanza alla stella, diametro e composizione. La vita si svilupperà verosimilmente su una superficie solida e in un'atmosfera ricca di ossigeno. D'altra parte, un pianeta troppo vicino o troppo lontano dalla corrispondente stella risulterà essere troppo caldo (o freddo) per avere acqua allo stato liquido. Dalla Terra non è possibile rilevare pianeti di questo tipo, soprattutto a causa dell'atmosfera che limita la precisione delle osservazioni. Lo spazio è il posto più adatto per misure tanto sensibili e oltretutto permette lunghi periodi di osservazione ininterrotta.
CoRoT (Convection, Rotation and planetary Transits) è stata la prima missione che si è occupata di cercare pianeti come la Terra intorno ad altre stelle. È stata lanciata alla fine del 2006 e si muove su un'orbita con inclinazione polare a 896 km dalla superficie terrestre. Sfrutta il metodo del transito, individua cioè un pianeta quando passa di fronte alla stella ostacolandone una parte di luce. Il telescopio (30 cm) montato sulla sonda scruta due ampie regioni del cielo, una opposta all'altra per circa 150 giorni ciascuna. In tutto analizzerà i segnali provenienti da circa 12000 stelle.
Finora ha scoperto diversi pianeti del tipo Giove, cioè grandi, gassosi e a una significativa distanza dalla stella. Però, lo scorso febbraio CoRot ha individuato il più piccolo pianeta extrasolare finora scoperto, CoRoT-Exo-7b, con un diametro due volte minore di quello terrestre, una superficie dall'altissima temperatura (1000-1500 C) e molto probabilmente ricoperto di lava.
Questa missione europea non è l'unica che è stata pensata con l'obiettivo di trovare nuovi mondi simili al nostro. Lo scorso marzo la NASA ha lanciato Kepler, che sfrutta lo stesso metodo del transito. Ed è in preparazione Darwin, una missione composta da quattro sonde che prenderanno il volo verosimilmente nel 2015. In questo caso, si userà l'interferometria: su tre sonde saranno montati dei telescopi (circa 3 m) che raccoglieranno la luce dalle stelle e la invieranno alla sonda madre. Combinando i tre segnali con altissima precisione, sarà possibile rilevare solo la luce dovuta al pianeta presente.
ELISA MARIA ALESSI
Nell'immagine, il pianeta CoRoT-Exo-3b, scoperto nel 2008, a confronto con Giove (a destra) ed il Sole (a sinistra). Sebbene CoRoT-Exo-3b abbia dimensioni simili a quelle di Giove, la sua massa è pari a circa 21 volte quella del pianeta più massiccio del Sistema Solare.
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