Guardando il cielo durante il giorno, se le condizioni meteorologiche lo consentono, si può vedere il Sole, la stella che ci fornisce luce e calore, che permette la vita sulla Terra. Guardando il cielo di notte, di stelle se ne vedono milioni: la volta celeste pullula di piccoli e grandi soli, disseminati qua e là nella nostra galassia, la Via Lattea. E guardando con un binocolo o un telescopio, si possono scorgere altre galassie, sempre più lontane, e ognuna di esse contiene da decine di milioni a centinaia di miliardi di stelle al suo interno. Stelle, stelle, e ancora stelle. Ma da dove vengono, come si sono formate tutte queste stelle? Da una mistura di gas e polvere, detta mezzo interstellare, che è un’altra importante componente delle galassie. Il mezzo interstellare è alquanto omogeneo, ma talvolta si formano delle regioni in cui il gas è particolarmente denso: è proprio in queste nebulose che nascono le stelle.
Se il gas all’interno di una nebulosa diventa così denso che la sua pressione non è più in grado di sostenere il suo stesso peso, inizia il cosiddetto collasso gravitazionale: la nebulosa inizia a frantumarsi in piccoli frammenti, che continuano a contrarsi, diventando sfere di gas ruotanti sempre più dense e sempre più calde. Il collasso continua per molto tempo (fino a un milione di anni) finché la temperatura non è talmente alta da rendere possibili, all’interno di ciascuna “sfera”, le reazioni nucleari che trasformano l’idrogeno in elio, producendo energia: la “sfera” di gas a questo punto è diventata una stella. Dal collasso di una nebulosa si formano centinaia, migliaia di stelle, di diversa massa: le più massicce vivranno solo qualche milione di anni, mentre le più piccole continueranno a bruciare per miliardi, centinaia di miliardi di anni.
L’immagine della Nebulosa dell’Aquila è un esempio di “vivaio” stellare: le protuberanze che si vedono al centro sono enormi pilastri di gas e polvere dove nascono le stelle, e sono molto più grandi di tutto il nostro sistema solare. La luce bluastra che pervade il centro della nebulosa proviene dalle prime, giovani stelle che si sono formate e che, con la loro energia, riscaldano il gas circostante, favorendo ancor di più la formazione di altre, nuove stelle. Questa immagine, ottenuta con il telescopio Kitt Peak in Arizona, USA, ha una risoluzione molto elevata che permette di studiare i dettagli della formazione stellare; ma la Nebulosa dell’Aquila si può osservare anche con un binocolo, nella costellazione del Serpente, visibile nei cieli europei da maggio a settembre. Nuove stelle si formano continuamente, basta solo alzare gli occhi verso il cielo per vederle.
CLAUDIA MIGNONE
Immagine: La Nebulosa dell’Aquila, una finestra sui processi di formazione stellare. (NOAO)
Se il gas all’interno di una nebulosa diventa così denso che la sua pressione non è più in grado di sostenere il suo stesso peso, inizia il cosiddetto collasso gravitazionale: la nebulosa inizia a frantumarsi in piccoli frammenti, che continuano a contrarsi, diventando sfere di gas ruotanti sempre più dense e sempre più calde. Il collasso continua per molto tempo (fino a un milione di anni) finché la temperatura non è talmente alta da rendere possibili, all’interno di ciascuna “sfera”, le reazioni nucleari che trasformano l’idrogeno in elio, producendo energia: la “sfera” di gas a questo punto è diventata una stella. Dal collasso di una nebulosa si formano centinaia, migliaia di stelle, di diversa massa: le più massicce vivranno solo qualche milione di anni, mentre le più piccole continueranno a bruciare per miliardi, centinaia di miliardi di anni.
L’immagine della Nebulosa dell’Aquila è un esempio di “vivaio” stellare: le protuberanze che si vedono al centro sono enormi pilastri di gas e polvere dove nascono le stelle, e sono molto più grandi di tutto il nostro sistema solare. La luce bluastra che pervade il centro della nebulosa proviene dalle prime, giovani stelle che si sono formate e che, con la loro energia, riscaldano il gas circostante, favorendo ancor di più la formazione di altre, nuove stelle. Questa immagine, ottenuta con il telescopio Kitt Peak in Arizona, USA, ha una risoluzione molto elevata che permette di studiare i dettagli della formazione stellare; ma la Nebulosa dell’Aquila si può osservare anche con un binocolo, nella costellazione del Serpente, visibile nei cieli europei da maggio a settembre. Nuove stelle si formano continuamente, basta solo alzare gli occhi verso il cielo per vederle.
CLAUDIA MIGNONE
Immagine: La Nebulosa dell’Aquila, una finestra sui processi di formazione stellare. (NOAO)
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