giovedì 29 ottobre 2009

Una notte con Galileo


Quattrocento anni fa Galileo Galilei fu il primo ad osservare il cielo con uno strumento molto più potente dell’occhio umano: un cannocchiale. Le sue rivoluzionarie osservazioni hanno modificato per sempre la nostra concezione dell’universo, ponendo le basi dell’astronomia moderna, che da allora ha conosciuto uno sviluppo praticamente inarrestabile, specialmente nell’ultimo secolo. Il cannocchiale di Galileo era, ovviamente, quasi rudimentale rispetto ai potenti strumenti a disposizione degli astronomi contemporanei, in grado di scrutare i misteri nascosti e lontanissimi del cosmo. Ma cerchiamo di fare un passo indietro, e metterci nella posizione dello scienziato pisano per ripercorrere le sue grandiose scoperte.

Se i telescopi più all’avanguardia del momento permettono, nelle migliori condizioni, di distinguere addirittura un’automobile sulla Luna, il piccolo cannocchiale del 1609 aveva una risoluzione molto più bassa: i dettagli più piccoli che consentiva di distinguere sulla Luna, il corpo celeste a noi più vicino, erano grandi un centinaio di chilometri! Eppure questa risoluzione fu sufficiente a Galileo per osservare i crateri e le montagne lunari, e dimostrare che la Luna non è un corpo celeste incorruttibile e perfetto come si credeva all’epoca. Analogamente, osservando il Sole, egli scoprì delle macchie scure sulla sua superficie, le “macchie solari”: si tratta di zone della superficie del Sole temporaneamente più fredde della media, un processo ordinario per una stella. Galileo notò che queste macchie sono in evoluzione: compaiono e scompaiono in diversi punti. Anche il Sole, dunque, non è perfetto ed immutabile. Una nuova scienza era nata, basata sull’evidenza sperimentale e non su indiscutibili dogmi.

Altri oggetti delle prime osservazioni di Galileo furono i due maggiori pianeti del Sistema Solare, Giove e Saturno. Di Giove scoprì quattro satelliti naturali, chiamati “satelliti medicei”, che ruotano intorno al grande pianeta esattamente come la Luna ruota intorno alla Terra e la Terra intorno al Sole, a riprova della visione copernicana del mondo. Di Saturno invece fu il primo a vedere una strana struttura nebulosa che lo circonda: qualche anno dopo fu l’astronomo olandese Huygens a scoprire che si tratta dei famosi anelli, una struttura di polvere che ruota intorno al pianeta formando una specie di disco.

La scoperta di un grandissimo, e finora mai visto, ulteriore anello esterno di Saturno, realizzata tre settimane fa grazie al telescopio spaziale Spitzer, che osserva l’universo attraverso la luce infrarossa, ci ricorda che, anche quattro secoli dopo le prime osservazioni di questo pianeta, c’è ancora tantissimo da scoprire: non è mai troppo tardi per lasciarsi stupire dal cosmo.

Con questo approccio in mente, lo scorso fine settimana in tutto il mondo sono state celebrate le Notti Galileiane, un evento globale e parte integrante dell’Anno Internazionale del’Astronomia. Per riscoprire l’universo e imparare a guardarlo con nuovi strumenti, con nuovi occhi, oltre mille manifestazioni hanno offerto al pubblico la possibilità di osservare il cielo, in cui Giove, Saturno e la Luna erano tutti particolarmente ben visibili.

In Campania, lo Science Centre della Fondazione IDIS-Città della Scienza, a Napoli, ha aperto le porte per un weekend dedicato sia a Galileo che a Darwin, della cui nascita ricorre quest’anno il duecentesimo anniversario, mentre ad Acerno, in provincia di Salerno, l’associazione scientifico-culturale Emisfere ha organizzato uno Star Party con osservazione dei cosiddetti “oggetti Galileiani” nella splendida cornice dei Monti Picentini.

CLAUDIA MIGNONE

Nell'immagine (NASA), una rappresentazione artistica del nuovo, gigantesco anello scoperto intorno a Saturno grazie al telescopio spaziale Spitzer. L'anello inizia a circa 6 milioni di km dal pianeta, e si estende per oltre 12 milioni di km.

Nessun commento:

Posta un commento