Un quinto della popolazione mondiale non ha più il piacere di osservare il cielo notturno ad occhio nudo: l’inquinamento luminoso, in prossimità di centri abitati e agglomerati industriali, lascia intravedere solo una manciata di stelle. È un dato di fatto: chiunque si ricordi, di tanto in tanto, di alzare lo sguardo verso l’alto, può constatarlo. Alla domanda “quale potrebbe essere un sito ideale per costruire un osservatorio astronomico?”, molti risponderebbero, a ragione, “lontano dalle grandi città”. Ma sfuggire all’inquinamento luminoso non è l’unico problema da affrontare in questo caso.
Il telescopio, strumento chiave per l’astronomia, serve per guardare lontano, come dice il nome stesso. Per osservare stelle e galassie lontanissime, bisogna che un telescopio sia capace di catturare quanta più luce possibile: per fare ciò, occorre utilizzare specchi molto grandi (attualmente con diametri fino a 10 metri, ma per le prossime generazioni fino a 100 metri) e lunghi tempi di esposizione per realizzare un’immagine. Purtroppo, prima di raggiungere il telescopio, i raggi luminosi, che dalle stelle e galassie arrivano sulla Terra, devono attraversare l’atmosfera: la turbolenza dell’atmosfera, specialmente nei suoi strati più bassi, interagisce con la luce che proviene dal cosmo, la quale perde molte informazioni sugli oggetti (stelle o galassie) da cui proviene.
L’atmosfera non è statica e omogenea, ma estremamente turbolenta: ciò vuol dire che, in ogni istante, a seconda delle diverse caratteristiche della porzione di atmosfera che si trova sopra il telescopio, la stella o galassia in questione produce un’immagine leggermente diversa. Quando si espone a lungo, per catturare tutta la luce possibile, l’immagine finale è una sovrapposizione delle singole immagini ottenute in tanti istanti consecutivi: a causa della turbolenza atmosferica, l’immagine che ne risulta è sfocata e confusa. Questo fenomeno si chiama seeing.
Chiaramente l’astronomia moderna ha bisogno di immagini nitide e precise, e deve perciò limitare gli effetti dovuti all’atmosfera: è per questo che i telescopi, negli ultimi decenni, si costruiscono in regioni secche, preferibilmente ad altitudini elevate, in vicinanza di oceani o deserti, in modo che la temperatura dell’aria circostante sia più possibile costante e dia luogo alla minima turbolenza possibile. Ecco perché le isole vulcaniche, come le Hawaii o le Canarie, e gli altopiani desertici, come il deserto di Atacama in Cile, sono luoghi ideali per costruire osservatori astronomici all’avanguardia.
Una soluzione ancor più drastica per eliminare l’effetto del seeing è quella di mandare un telescopio in orbita fuori dall’atmosfera: estremamente costosa, ma già sperimentata con successo con il telescopio spaziale Hubble, e oggetto di numerosi progetti per il vicino futuro.
CLAUDIA MIGNONE
Il telescopio, strumento chiave per l’astronomia, serve per guardare lontano, come dice il nome stesso. Per osservare stelle e galassie lontanissime, bisogna che un telescopio sia capace di catturare quanta più luce possibile: per fare ciò, occorre utilizzare specchi molto grandi (attualmente con diametri fino a 10 metri, ma per le prossime generazioni fino a 100 metri) e lunghi tempi di esposizione per realizzare un’immagine. Purtroppo, prima di raggiungere il telescopio, i raggi luminosi, che dalle stelle e galassie arrivano sulla Terra, devono attraversare l’atmosfera: la turbolenza dell’atmosfera, specialmente nei suoi strati più bassi, interagisce con la luce che proviene dal cosmo, la quale perde molte informazioni sugli oggetti (stelle o galassie) da cui proviene.
L’atmosfera non è statica e omogenea, ma estremamente turbolenta: ciò vuol dire che, in ogni istante, a seconda delle diverse caratteristiche della porzione di atmosfera che si trova sopra il telescopio, la stella o galassia in questione produce un’immagine leggermente diversa. Quando si espone a lungo, per catturare tutta la luce possibile, l’immagine finale è una sovrapposizione delle singole immagini ottenute in tanti istanti consecutivi: a causa della turbolenza atmosferica, l’immagine che ne risulta è sfocata e confusa. Questo fenomeno si chiama seeing.
Chiaramente l’astronomia moderna ha bisogno di immagini nitide e precise, e deve perciò limitare gli effetti dovuti all’atmosfera: è per questo che i telescopi, negli ultimi decenni, si costruiscono in regioni secche, preferibilmente ad altitudini elevate, in vicinanza di oceani o deserti, in modo che la temperatura dell’aria circostante sia più possibile costante e dia luogo alla minima turbolenza possibile. Ecco perché le isole vulcaniche, come le Hawaii o le Canarie, e gli altopiani desertici, come il deserto di Atacama in Cile, sono luoghi ideali per costruire osservatori astronomici all’avanguardia.
Una soluzione ancor più drastica per eliminare l’effetto del seeing è quella di mandare un telescopio in orbita fuori dall’atmosfera: estremamente costosa, ma già sperimentata con successo con il telescopio spaziale Hubble, e oggetto di numerosi progetti per il vicino futuro.
CLAUDIA MIGNONE
Immagine: I telescopi europei sull'isola di La Palma, nell'arcipelago delle Canarie, Spagna. Situato ad una quota di 2400 metri, l'osservatorio sovrasta le nubi ed offre eccellenti condizioni per gli astronomi. Fotografia di Bob Tubbs.
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