giovedì 4 dicembre 2008

Salvare la Terra dagli asteroidi

Cosa fa la scienza per scongiurare la minaccia di una collisione

Gli asteroidi possono rappresentare una seria minaccia per la Terra. Gli effetti che un'eventuale collisione produrrebbe dipendono fortemente dalla grandezza, dalla composizione e dalla velocità a del corpo impattante. Ogni giorno arrivano sulla Terra corpi dalle dimensioni tanto piccole da disintegrarsi a contatto con l'atmosfera. D'altro canto ne esistono anche tali da generare conseguenze comparabili almeno a quelle di una bomba atomica.

Cosa fa la scienza per prevedere/controllare/fermare questi eventi? Una priorità e senza dubbio conoscere quanti sono e su che orbite si muovono i Neo (Near Earth Objects), quelli oggetti che hanno lasciato la Fascia Principale degli Asteroidi per avvicinarsi alla Terra. A questo fine, è molto importante che le osservazioni astronomiche compiute in tutto il mondo, non solo ora ma anche in passato, vengano confrontate e messe in correlazione. Si cerca così di ricostruire la traiettoria di uno stesso oggetto, identificandone il maggior numero di stati (posizione e velocità) nel corso del tempo. Nel mondo esistono due centri di riferimento, il Minor Planet Center negli Stati Uniti e l'Università di Pisa. Entrambi si occupano di ricevere, controllare e divulgare le osservazioni e di predire la probabilità di impatto.

Per predire la traiettoria nel futuro, bisogna adottare un modello che descriva le forze che agiscono sul corpo. Essenzialmente si tratta dell'attrazione gravitazionale da parte del Sole, dei pianeti e dei maggiori satelliti naturali e asteroidi, più effetti relativistici, mareali e di radiazione solare. Il grande problema è costituito da quale posizione e velocità considerare come punto di partenza a cui applicare questo modello. Le osservazioni, infatti, ci offrono questi dati con grande precisione, ma esiste inevitabilmente un certo margine d'errore. Nessuna misura può essere certa al cento per cento.

Tale imprecisione può modificare drasticamente il risultato finale, specialmente nei casi in cui l'asteroide si avvicina considerabilmente alla Terra. Cosa si fa dunque? Anziché applicare il modello di forze a un solo punto iniziale, si considera un certo numero di punti giacenti in una determinata regione di riferimento, le cui dimensioni rispecchiano l'incertezza introdotta dalla misura.

Il famoso asteroide Apophis, dal diametro di circa 250 m, si avvicinerà alla Terra nel 2029 e nel 2037. La sua posizione pu`o essere al giorno d'oggi stimata con un'accuratezza inferiore ai 10 km. Utilizzando questo fatto e la tecnica sopra descritta, è possibile affermare che non avverrà nessuna collisione nel 2029, nel peggiore dei casi l'asteroide si scontrerà con uno dei satelliti geostazionari distanti 36000 km dalla superficie terrestre. Purtroppo non si può avere la stessa certezza per il secondo incontro ravvicinato, dal momento che al primo passaggio la Terra influenzerà tanto il movimento di Apophis da non poter ora predirne il comportamento.
Saranno necessarie molte misure accurate intorno al 2029.

E se la probabilità di impatto fosse davvero elevata? In questi anni, sono stati proposti diversi scenari. Si può dire che la disintegrazione non sia la miglior strada percorribile, perché i frammenti risultanti da questo processo finirebbero per complicare ulteriormente la situazione. Si pensa piuttosto a deviare l'orbita dell'asteroide.

C'è l'idea del trattore gravitazionale: avvicinare al corpo una sonda in modo tale da attirarlo gravitazionalmente e spostarlo abbastanza da evitare la collisione.

Un'altra ipotesi è quella di installare un motore a propulsione nucleare sull'asteroide, ma chissà se la tecnologia ne permetterà la realizzazione. C'è chi ha addirittura avanzato la proposta di sfruttare l'effetto che la radiazione solare ha sul moto dell'asteroide: semplicemente colorandolo, lo si potrebbe deviare. Infine, una delle possibilità più interessanti è quella di convertire parte della superficie del corpo in emissione gassosa attraverso una serie di specchi solari. Tale emissione agirebbe da motore propulsore allontanando dunque l'asteroide.

ELISA MARIA ALESSI

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